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Nel cuore dei ventenni una possibile causa dell’Alzheimer

Un’osservazione di 25 anni su giovani di 18-30 anni ha rivelato un collegamento tra salute cardiaca ed efficienza del cervello. Se confermata, la ricerca potrebbe promuovere misure più stringenti di profilassi.
A cura di Redazione Scienze
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Si tratta della prima ricerca a lungo termine che mette in relazione salute cardiaca e attività cerebrale e che potrebbe aprire ad ulteriore approfondimenti e sperimentazioni. Lo studio è stato condotto dai ricercatori della California University che hanno preso in esame i dati dello studio "Coronary Artery Risk Development in Young Adults" iniziato nel 1985 per poter stabilire una connessione tra salute del cuore e del cervello in un arco di tempo di 25 anni. I 3.330 soggetti presi in esame avevano, nel 1985, un'età compresa tra i 18 e i 30 anni ogni 2-5 anni sono stati sottoposti ad ulteriori analisi per poter valutare i fattori di rischio di malattie cardiache. Dopo 25 anni, il campione è stato sottoposto ad ulteriori tre test per poter valutare velocità di pensiero e flessibilità mentale. La ricerca, il cui risultato è stato pubblicato sulla rivista di settore "Circulation", ha così stabilito una relazione tra livelli sopra la media di glicemia e pressione e i test che valutavano l'efficienza mentale. Allo stesso modo, all'aumento del colesterolo corrisponde un indebolimento della memoria verbale.

Stabilita l'esistenza di un rapporto tra attività cerebrale e salute cardiaca bisogna ancora studiarne le cause. Secondo gli esperti all'origine della correlazione vi potrebbe essere una ridotta ossigenazione del cervello e un aumento dello stress ossidativo causati dal malfunzionamento cardiaco. Al momento la ricerca apre a diverse conclusioni e sembra rafforzare la teoria di quanti, nel mondo scientifico, sostengono che le difficoltà cardiache in età giovanile accrescono la possibilità di soffrire di Alzheimer in età adulta. La dottoressa Kristine Yaffe, neuropsichiatra, epidemiologia e professoressa della University of California, ha osservato che "sappiamo già che ridurre questi fattori di rischio nella mezza età può fare diminuire il rischio di demenza in età avanzata. Se scopriamo che il danno comincia prima dell’età media, potremmo dover espandere la nostra attenzione, e lavorare sulla riduzione dei fattori di rischio di malattie cardiache sin dalle prime fasi della vita”.

[Foto da Pixabay]

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