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“Nel 2017 sarà possibile il trapianto di testa”

Il New Scientist preannuncia l’intenzione del dott. Sergio Canavero di presentare la propria ricerca al prossimo congresso dell’Accademia americana dei chirurghi neurologi ed ortopedici.
A cura di Redazione Scienze
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Sergio Canavero (Foto LaPresse).
Sergio Canavero (Foto LaPresse).

L'aveva annunciato due anni fa e sostanzialmente da allora nulla è cambiato, se non che la tesi verrà riproposta con maggiori dettagli alla prossima Conferenza annuale dell'American Academy of Neurological and Orthopaedic Surgeons, prevista a giugno nel Michigan, Stati Uniti. Il dottor Sergio Canavero, chirurgo e direttore del Gruppo avanzato di Neuromodulazione di Torino, disse nel 2013 che "il trapianto di testa sarà possibile tra due anni". Sebbene il biennio sia già passato, il calcolo viene azzerato e la datazione è ora spostata al 2017, anno candidato all'evento del primo trapianto di testa. A parlarne è un'importante rivista di informazione scientifica, il New Scientist, che ripercorre i precedenti esperimenti nel settore ed entra poi nel dettaglio di HEAVEN/GEMINI, il progetto animato dal dott. Canavero.

I primi esperimenti in materia furono quelli del chirurgo sovietico Vladimir Demikhov. Correva l'ormai lontano 1954, quando diversi cani furono sottoposti all'operazione di trapianto. Nessuno di loro superò il sesto giorno di vita dopo l'operazione. Era ancora troppo presto, dato che si dovette attendere il 1970 per avere un primo, parziale successo medico: il dott. Robert White trapiantò una testa di scimmia su un consimile. Il midollo di testa e corpo non vennero congiunti, per cui la scimmia era, di fatto, paralitica. Non solo: il sistema immunitario rigetto il trapianto e portò la scimmia alla morte dopo appena 9 giorni dal trapianto.

Ciononostante secondo William Mathews, presidente dell'American Academy of Neurological and Orthopaedic Surgeons (AANOS), la compatibilità tra donatore e ricevente non è affatto il problema principale del trapianto di testa. Rispetto agli anni Settanta, quelli in cui venne eseguita l'operazione di White, abbiamo a disposizione una serie di farmaci che ci permettono di gestire la reazione e l'eventuale rifiuto del sistema immunitario ad un organo esterno. Il vero ostacolo è la congiunzione del midollo, rispetto alla quale il dott. Canavero spiegherà, durante il convegno americano, come l'attività di ricerca punterà a risolvere il problema.

La temperatura del corpo e della testa del donatore verrebbe abbassata, dopodiché si procederebbe alla sezione del capo. I vasi sanguigni verrebbero collegati a dei minuscoli tubi, facendo uso dell'azione legante del glicole polietilenico. Successivamente il corpo verrebbe tenuto in una condizione di coma per tre o quattro settimane, al fine di impedire qualsiasi movimento. Dopo un anno di fisioterapia, il soggetto sarebbe pronto ad alzarsi e camminare. E la spina dorsale? I due anni servirebbero soprattutto a dirimere questo punto. Le stesse glicole polietileniche hanno mostrato la capacità di indurre la crescita dei nervi spinali e gli esperimenti sugli animali serviranno proprio a capire se l'ossido di polietilene potrà far superare a Canavero l'ostacolo rappresentato dal midollo osseo. I candidati pronti a donare la propria testa (ricevendo un altro corpo), assicura ancora il medico italiano, già ci sono.

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