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Marea Nera, questa volta tocca alla nuova Zelanda

Il carburante ed il petrolio sversati dal cargo Rena, arenatosi qualche giorno fa su una barriera corallina al largo della Nuova Zelanda, hanno raggiunto la costa.
A cura di Nadia Vitali
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Il carburante ed il petrolio sversati dal cargo Rena, arenatosi qualche giorno fa su una barriera corallina al largo delle coste della Nuova Zelanda, hanno raggiunto la costa.

Le notizie relative a maree nere di diversa provenienza, purtroppo, sono sempre più frequenti negli ultimi anni: l'uomo non si accontenta dell'inquinamento che arreca quotidianamente con le proprie attività all'ambiente ma rincara la dose tramite disastri come quello che colpì il Golfo del Messico nel 2010, ad opera della BP. Passati nemmeno due mesi dal guasto alla piattaforma della Shell al largo delle coste scozzesi, ora ci ritroviamo a sentir parlare di un nuovo rischio per l'ambiente.

Un rischio di cui, a pagare le spese maggiori potrebbero essere le barriere coralline neozelandesi già funestate dall'aumento dell'acidità delle acque marine dovuto all'inquinamento ambientale, oltre che i pinguini minori blu, specie diffusa lungo le coste meridionali di Australia, Nuova Zelanda e Tasmania, di cui sono già stati recuperati parecchi esemplari ricoperti di petrolio.

Il carburante ed il petrolio sversati dal cargo Rena, arenatosi qualche giorno fa su una barriera corallina al largo delle coste della Nuova Zelanda, hanno raggiunto la costa.

La nave portacontiner Rena si era arenata il 5 ottobre al largo delle coste neozelandesi, su una barriera corallina; immediatamente era scattato l'allarme, dunque, per scongiurare il pericolo di una fuoriuscita di petrolio dall'imbarcazione che misura 236 metri e trasporta 1700 tonnellate di carburante; le squadre di soccorso hanno iniziato a lavorare senza sosta per svuotarne le cisterne.

Purtroppo le condizioni climatiche potrebbero essere d'ostacolo alle operazioni di messa in sicurezza: fino ad ora 30 tonnellate potrebbero essersi già riversate nel mare ma se il maltempo facesse spezzare il cargo, ipotesi che le autorità neozelandesi non escludono del tutto, il disastro sarebbe garantito. Purtroppo è stato possibile prelevare solo dieci tonnellate dai serbatoi del cargo, grazie ad una nave cisterna affiancata: il vento forte ha, momentaneamente bloccato il trasferimento.

Per le prossime ore è prevista una tempesta con pioggia intensa e venti le cui raffiche potrebbero raggiungere i novanta chilometri orari, mentre la posizione del cargo non facilita assolutamente il recupero. Per adesso le autorità hanno emesso ordinanze, come il divieto di mangiare frutti di mare, relative alla spiaggia di Mount Maunganui, località turistica di una delle baie più belle della Nuova Zelanda, dove sarebbero giunte masse di petrolio grosse come pugni: sperando che la situazione non diventi irrimediabile.

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