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La “super cannabis” porta alla schizofrenia

Di tutti i nuovi casi di psicosi, un 24% sarebbe riconducibile al consumo abituale di skunk.
A cura di Redazione Scienze
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Secondo uno studio dei ricercatori del dipartimento di Psichiatria, Psicologia e Neuroscienze del King’s College London, il 24% di tutti i nuovi casi di psicosi sono associati al consumo di cannabis, in particolare di una varietà potente comunemente nota come skunk. Il rischio di psicosi sarebbe tre volte più elevato per i consumatori abituali di questa "super-cannabis" e fino a cinque volte più elevato per quelli che la fumano quotidianamente: lo riferiscono i risultati di un lavoro pubblicato dalla prestigiosa rivista The Lancet.

Un quarto dei nuovi casi di psicosi

Tra il 2005 e il 2011, i ricercatori hanno lavorato con 410 pazienti di età compresa tra i 18 e i 65 anni che avevano riportato un primo episodio di disordine di natura psichiatrica; un ulteriore campione di 370 partecipanti in buona salute, proveniente dalla stessa area meridionale di Londra, è rientrato nello studio come gruppo di controllo. South London conta una delle incidenze più alte di psicosi registrate nel Regno Unito: i casi di schizofrenia sono addirittura aumentati rispetto al 1965 e, secondo gli studiosi, un possibile contributo al fenomeno è dovuto all'incremento del consumo di cannabis tra gli individui. Nel 24% dei casi emergerebbe, infatti, una forte correlazione tra schizofrenia e skunk: il che, detto in altri termini, significa che un quarto dei nuovi casi di psicosi sarebbe determinato dalla super-cannabis.

Non soltanto la quantità ma soprattutto la qualità

L’aspetto estremamente rilevante dello studio è che, oltre a puntare il dito contro l’abitudine quotidiana di fumare, i ricercatori hanno anche distinto il tipo di cannabis utilizzato: si tratta di una qualità estremamente diffusa a Londra e contenente livelli più elevati di delta-9-tetraidrocannabinolo (ossia il THC) rispetto alle varietà tradizionali, incluse quelle utilizzate nell'ambito della terapia del dolore con la cannabis. In sostanza, cala il consumo rispetto agli anni scorsi (almeno, per quanto riguarda la Gran Bretagna, i dati sembrerebbero suggerirlo) ma la potenza della droga utilizzata è tale che i danni ai consumatori sembrano avere addirittura un’incidenza maggiore.

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