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Opinioni

La qualità di vita del paziente: risorse dall’omeopatia

In Europa oltre un terzo dei pazienti colpiti da cancro utilizza l’omeopatia allo scopo di alleviare i sintomi degli effetti collaterali delle terapie tradizionali con un conseguente miglioramento della qualità di vita.
A cura di Julia Rizzo
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omeopatia

Ci si addentra in un campo controverso e ostico che trova opinioni contrastanti: molta diffidenza, ma anche molte speranze. Negli ultimi anni, le terapie ufficiali per la cura dei tumori si stanno specializzando. Alla chirurgia, che rappresenta senza ombra di dubbio l’arma più efficace, si affiancano da diversi decenni la chemioterapia, la radioterapia e le terapie ormonali. Nella fase avanzata di un tumore maligno, i trattamenti hanno principalmente uno scopo palliativo, ovvero cercano di aumentare il più possibile la sopravvivenza limitando i sintomi della malattia e i dolori del paziente.

L’omeopatia per migliorare la qualità di vita dei pazienti

La qualità di vita del paziente risorse dall’omeopatia

Nell’ampio panorama delle terapie antitumorali, anche la fitoterapia e l’omeopatia possono essere considerate due importanti discipline che si pongono l’obiettivo di aumentare e migliorare la qualità della vita del paziente attraverso una diminuzione del dolore e una migliore gestione degli effetti collaterali delle terapie convenzionali. L’omeopatia è una disciplina olistica e in questa prospettiva si prefigge di predisporre al meglio l’organismo, inteso nella sua totalità, in maniera lenta e “dolce”. Secondo i principi dell’omeopatia, la malattia rappresenta la somatizzazione di uno squilibrio interno e i rimedi omeopatici agiscono proprio su questo equilibrio psico-fisico-ambientale e non sulla malattia stessa. La Medicina Omeopatica si fonda sul principio del “simile curato con il simile” (similia similibus curantur) enunciato da Christian Friedrich Samuel Hahnemann. Secondo il medico tedesco, fondatore di questa medicina alternativa, il rimedio appropriato per una determinata malattia è dato da quella sostanza che, in una persona sana, induce sintomi simili a quelli osservati nella persona malata. Una volta individuata, la sostanza, detta anche rimedio omeopatico, viene somministrata al malato in una quantità fortemente diluita. Le maggiori diluizioni della sostanza non provocherebbero una riduzione dell'effetto farmacologico bensì un suo potenziamento. In altre parole, l’organismo viene stimolato a reagire ad una specifica sostanza e a ricalibrare il proprio metabolismo biochimico.

L'obiettivo della cura: un supporto alle terapie tradizionali

In uno studio pubblicato sulla rivista BMC Cancer,  in collaborazione con la University Hospital di Freiburg (Germania), è stata effettuata una ricerca statistica su pazienti oncologici in cura con medicinali omeopatici. Sono stati coinvolti oltre 600 pazienti (260 trattati con l’omeopatia e 380 trattati solo con la medicina convenzionale). Lo studio ha evidenziato che i pazienti trattati con la medicina omeopatica presentavano una qualità di vita significativamente migliore rispetto a chi si era affidato solo alla medicina convenzionale. Nell’esperienza clinica si può osservare che i pazienti trattati con l’omeopatia presentano un numero significativamente inferiore di effetti collaterali durante la chemioterapia e la radioterapia, rispondendo meglio a queste terapie.

Bisogna essere prudenti e non cadere nell’errore di dichiarare che l’omeopatia rappresenta una terapia universale in grado di curare miracolosamente molti tipi di malattia. La Medicina non convenzionale, alla quale l’uomo ricorre da secoli, deve essere intesa come ottimo e valido supporto per alleviare gli effetti collaterali derivati dalle terapie oncologiche. Le dosi infinitesimali di sostanze naturali (animali, vegetali o minerali) sono ben tollerate dal corpo. Inoltre, i rimedi omeopatici non interagiscono con altri farmaci, quindi possono essere assunti con tranquillità e associati alle cure antitumorali. Anche se non esistono studi che dimostrano l’efficacia della medicina complementare nell’ostacolare l’evoluzione del tumore, la percezione di un beneficio dall’omeopatia è sempre più avvertito dai pazienti oncologici. Secondo ciò che si legge nella rivista scientifica Annals of Oncology, in Europa, già nel 2005 un malato su tre ricorreva ai farmaci omeopatici da affiancare alle cure oncologiche tradizionali in corso.

Un trattamento su misura del paziente

Durante la conferenza “Oncologia, cure di sostegno e omeopatia”, che si è tenuta il 12 gennaio 2012 presso la Facoltà di Medicina e Maieutica Charles Mérieux a Lione, si è voluto sottolineare che l’omeopatia non può essere considerata sostitutiva alle normali terapie oncologiche, ma che deve invece essere vista come un valido complemento, che lavora per lenire i disturbi provocati dalle cure e non la malattia stessa. «L’approccio integrato – richiesto dai pazienti stessi – tra Medicina Convenzionale e Medicine Non Convenzionali, quali Omeopatia e Fitoterapia, è sempre in costante aumento e vuole rappresentare un dialogo proficuo fra le due discipline», dichiara Matteo Reda, direttore scientifico di Loacker Remedia e aggiunge, «Due facce, quindi, di una stessa medaglia che hanno ragione di coesistere nella complementarietà e integrazione per la salute del paziente».

La qualità di vita del paziente risorse dall’omeopatia

I rimedi più utilizzati per alleviare i problemi gastrointestinali sono: “Nux vomica” e “Lycopodium clavatum”. I granuli omeopatici agirebbero sui sintomi riducendo quindi senso di malessere, affaticamento e nausea, migliorando lo stato generale del paziente.  In seguito alle sedute di radioterapia possono comparire disturbi della pelle e il rimedio naturale più indicato è la calendula, che ha un effetto lenitivo su eritemi e dermatiti. Negli stadi più avanzati il tumore provoca fragilità fisica, stanchezza persistente e anche disturbi psichici come depressione e ansia. Nella pratica omeopatica questi sintomi vengono affrontati con la Thuja, la Silicea e l’Arsenicum album.

Rimangono un punto aperto le cosiddette “prove d’efficacia” sulle quali si focalizza la comunità scientifica e di conseguenza l’opinione pubblica. Qui le strade si differenziano per questioni di metodo: «Arriveranno i dati – affermano i ricercatori Boiron – con nuove metodologie che indagano per somma di sperimentazioni mirate, anziché su studi clinici a largo spettro, non adatti all’omeopatia». Resta da vedere se la comunità scientifica nel suo complesso sarà disposta ad accettare tale modalità come "prove".

Coltivare il rapporto medico paziente

Noi oncologi guardiamo il tumore, l' omeopata guarda il paziente – Jean-Philippe Wagner, medico oncologo al Centre de Radiothérapie de la Robertsau di Strasburgo.

Uno studio condotto dal 2005 al 2008 dalla sociologa Anne-Cécile Bégot ha rivelato come l' angoscia, le carenze delle medicine tradizionali, gli effetti collaterali e la mancanza di ascolto siano i motivi per cui i malati scelgono di integrare la terapia con le cure omeopatiche. La disciplina omeopatica è fondata proprio su un rapporto dialettico e collaborativo tra medico e paziente. Il rimedio omeopatico viene prescritto "su misura", valutando tutti gli aspetti della persona, ovvero l’insieme dei sintomi e segni fisici, mentali, emozionali e generali (ad esempio il sonno, i desideri alimentari, la reazione al freddo e al caldo o agli agenti atmosferici). Alcune cliniche specializzate, tra le quali l’azienda USL 9 di Grosseto, la Clinica Santa Croce a Orselina, in Svizzera e l’Ospedale di Merano che si avvale di un team di 10 medici specializzati che si prendono cura dei pazienti oncologici e affetti da malattie croniche e dolori cronici. si dedicano in maniera particolare a questo aspetto. Il sistema sanitario francese prevede dal 2003 che le persone affette da tumore siano seguite da un'equipe, formata da diversi specialisti, tra cui anche esperti in medicine complementari, garantendo così un piano terapeutico personalizzato. Resta da vedere se anche in Italia si integrerà il sistema sanitario aprendo la frontiera alle cure non tradizionali per un supporto psico-fisico del malato.

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Julia Rizzo è laureata in biologia ed è appassionata di comunicazione scientifica, soprattutto in ambito naturalistico ma anche biomedico. Attualmente vive a Bolzano.
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