La primavera arriverà prima, ma non è una buona notizia per tutti
Entro la fine del prossimo secolo, la primavera arriverà con tre settimane di anticipo. Questa è la scoperta dell'americana University of Wisconsin-Madison che ha pubblicato su Environmental Research Letters lo studio “Spring plant phenology and false springs in the conterminous US during the 21st century” che analizza lo scenario futuro al quale stiamo andando incontro, sottolineando non solo i pregi, ma anche, e soprattutto, i difetti dell'anticipo della bella stagione.
I ricercatori spiegano che già da qualche anno, visto il riscaldamento globale, si registrano anticipi di primavera che però non sono paragonabili a quelli che dobbiamo aspettarci, visto che si parla di un anticipo di 23 giorni. Prendendo in considerazione la fenologia di molte specie di piante, che sbocciano e dipendono dalla durata delle giornate, gli studiosi hanno già notato alcune differenze maggiori nelle piante del nord-ovest del Pacifico e nelle regioni montuose degli Stati Uniti occidentali e minori invece nelle aree più meridionali.
“Secondo le nostre proiezioni – spiega Andrew Allstadt, autore dello studio – l'inverno sarà più breve, il che può sembrare una nuova notizia, ma sul lungo periodo ciò avrà ripercussioni, ad esempio, sugli uccelli migratori che regolano i loro viaggi a seconda della lunghezza delle giornate durante il periodo invernale”. Il problema è infatti che gli uccelli un domani potrebbero arrivare nel luogo prefissato per l'accoppiamento e ritrovarsi circondati da piante le cui risorse sono già state sfruttate da qualcun altro, insomma si ritroverebbero senza cibo. Questo non può che limitare e danneggiare la loro stagione riproduttiva con ulteriori conseguenze immaginabili sulle specie animali e non solo.
Oltre alla primavera anticipata, un altro fenomeno scombussolerà il nostro equilibrio: la falsa primavera. Capita infatti che, dopo una prima fase primaverile, il freddo torni a farsi sentire congelando le piante che stavano già sbocciando e finendo per danneggiare il ciclo produttivo sia in natura che in agricoltura.
[Foto copertina di zdenet]