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La fine del mondo secondo la scienza

7 modi in cui la vita sul nostro pianeta potrebbe finire, Maya a parte.
A cura di Roberto Paura
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armageddon

La fine del mondo come lo conosciamo, un’espressione tipica degli inglesi (“the end of the world as we know it”), non ha nulla a che vedere con quella delle religioni messianiche. Quando nella Bibbia leggiamo del giorno del giudizio, sappiamo che si parla della fine di tutto, dell’universo e dell’intera creazione di Dio. Gli scienziati ci hanno garantito che, interventi divini a parte, la fine di tutto avverrà in modo molto poco spettacolare tra centinaia di miliardi di anni, quando tutte le stelle si saranno spente, inghiottite da buchi neri a loro volta evaporati nel nulla cosmico. Ma la Terra è solo un granello di sabbia nell’universo e l’attuale era in cui viviamo è solo una frazione della storia del nostro pianeta, che ha già vissuto almeno cinque grandi estinzioni di massa. La scienza può quindi spiegarci, messi finalmente da parte i Maya, quali sono gli scenari che potrebbero minacciare la nostra sopravvivenza sulla Terra. Ne elenchiamo sette, dal più improbabile al più plausibile.

1 – Gamma-ray burst

buco_nero_evaporazione

I lampi gamma (in inglese gamma-ray burst, GRB) sono i fenomeni più violenti dell’universo. Sono emessi dai buchi neri al centro di antiche galassie ai confini del cosmo, o da supernove nell’atto della loro esplosione. Si tratta di getti di energia di potenza enorme, particelle elettricamente cariche capaci di spazzare via qualsiasi struttura chimica organica incontrino lungo la strada. Gli astrofisici ne scorgono di continuo nell’universo, ma le loro sorgenti sono lontanissime e i loro effetti sulla Terra pressoché nulli. Diversa sarebbe l’ipotesi di un’esplosione di una supernova vicina, o di una emissione di GRB da una sorgente all’interno della nostra galassia. Se il getto fosse per colmo di sventura diretto verso la Terra, ci investirebbe in pieno annientando lo strato di ozono. Le particelle energetiche, unite ai raggi ultravioletti non più respinti dalla protezione dell’ozono, sterminerebbero buona parte delle forme di vita sul pianeta, annientando il DNA all’interno delle cellule. Lo strato di ozono si riformerebbe nel giro di una decina d’anni, ma la vita avrebbe bisogno di centinaia di migliaia di anni per riprendersi e dell’uomo potrebbe non restare niente tranne che le rovine della sua civiltà. Per fortuna, la possibilità che ciò avvenga è bassissima, meno di un evento possibile ogni 1-2 miliardi di anni.

2 – Fisica estrema

Quello che non conosciamo ci fa paura. Non sappiamo ancora molte cose dell’universo e della fisica che lo regola: la materia oscura, per esempio, potrebbe essere costituita da particelle apparentemente innocue ma che in determinati casi potrebbero essere letali. È il caso degli strangelet, ipotetiche particelle previste in teoria ma mai osservate, che possiedono una struttura di quark diversa dalla materia ordinaria. Se entrassero in contatto con i barioni, che compongono la materia che conosciamo, potrebbero distruggerla in pochi istanti in una reazione a catena. Anche l’antimateria, se esistesse in quantità significativa, rischierebbe entrando in contatto con la materia di produrre un annichilamento reciproco a catena. Non sappiamo ancora abbastanza dei buchi neri per ignorare il pericolo che uno di essi si formi sotto i nostri piedi a causa di fenomeni ad altissima energia. Sono tutti scenari fantascientifici, mai avveratisi nella storia della Terra. Ma l’implausibile non sempre fa rima con impossibile.

3- Deep Impact

collisione_asteroide

Un botto enorme e siamo tutti morti. È capitato ai dinosauri, 65 milioni di anni fa, e forse non solo a loro. Anche altre estinzioni di massa potrebbero essere state provocate dall’impatto sulla Terra di una cometa o più probabilmente di un meteorite di diametro superiore ai dieci chilometri. L’impatto produrrebbe un’onda sismica che in pochi minuti farebbe più volte il giro della Terra, provocando l’attivazione di faglie e l’eruzione di vulcani. Tsunami giganteschi spazzerebbero via la vita dalle coste fino a centinaia di chilometri nell’entroterra. Infine, la polvere proiettata nell’atmosfera coprirebbe per anni la luce del Sole, facendo crollare le temperature mondiali e provocando lunghissime carestie che indirettamente ucciderebbero per fame miliardi di persone. Qualcuno potrebbe salvarsi, ma la civiltà umana non si riprenderebbe più. Impatti con corpi di diametro superiore ai 5 km avvengono mediamente ogni 10 milioni di anni.

4. Singolarità tecnologica

Il rapido progresso delle tecnologie potrebbe aprire scenari inquietanti, come quello di una diffusione incontrollata di nano-robot capaci di autoreplicarsi. Prodotti per curare gli esseri umani, per controllare l’ambiente o per altre funzioni, questi nanorobot potrebbero utilizzare i materiali presenti in natura per riprodursi e sostituirsi alla vita organica in pochissimo tempo, secondo le stime di scienziati molto pessimisti (lo scenario "gray-goo" in cui il mondo si riduce a una poltiglia grigia composta da nanorobot). Ancora uno scenario di fantascienza, così come quello che ritiene plausibile che il futuro avvento di intelligenze artificiali sarà il preludio alla schiavitù della razza umana. Non sarà la fine del mondo, ma la fine della nostra leadership sul pianeta, in questo caso prodotta con le nostre stesse mani.

5 – Armageddon nucleare

esplosione_ nucleare

Negli anni in cui le lancette dell’orologio dell’apocalisse, gestito dal “Bulletin of Atomic Scientists”, segnavano due minuti alla mezzanotte, questo scenario era di gran lunga il più plausibile e a breve termine per la fine del mondo. Oggi la guerra fredda è alle spalle e la competizione tra USA e quella che un tempo era l’URSS ha ceduto il passo a una pacifica rivalità. Il disarmo nucleare va avanti, ma esistono ancora migliaia di testate nucleari nel mondo, di potenza in media intorno a un megatone, capaci se esplose tutte insieme di spazzare via la vita dalla Terra. Il rischio maggiore oggi proviene dalla possibilità che medie potenze, come l’Iran, o stati-canaglia come la Corea del Nord utilizzino una bomba atomica in un contesto regionale, favorendo un’escalation. Anche in quel caso, comunque, i danni sarebbero limitati. Ma finché questo potere distruttivo resta nelle nostre mani, non possiamo ignorare il rischio di un armageddon nucleare che produrrebbe una situazione simile a quella successiva all’impatto di un asteroide, con le polveri in atmosfera capaci di produrre un lungo e letale inverno nucleare.

6 – Pandemia

Nel 1918 il virus dell’influenza cosiddetta spagnola uccise tra le 20 e le 50 milioni di persone quando al mondo, all’epoca, non ce n’erano più di un miliardo. Con le dovute proporzioni, una simile pandemia produrrebbe oggi tra i 150 e i 300 milioni di vittime. Tuttavia, in un mutato contesto globalizzato dove un virus contratto a Hong Kong può viaggiare a bordo di aerei e sbarcare in 12 ore in America o in Europa, il tasso di contagio potrebbe essere assai maggiore nel caso di un virus altamente letale. Una versione modificata del virus influenzale H5N1, come quella ingegnerizzata da alcuni scienziati l’anno scorso, provocando forti polemiche, potrebbe facilmente sterminarci prima che si trovi una cura o un vaccino. Se il virus del vaiolo sfuggisse dagli unici due laboratori in cui oggi è circoscritto, non troverebbe difese. Senza contare la minaccia dei superbatteri, che si stanno diffondendo a ritmi sempre più veloci a causa dell’abuso di antibiotici nei paesi occidentali, e che presto potrebbero costituire una minaccia contro la quale potremmo non possedere armi. E sappiamo bene come i batteri sappiano essere più letali dei peggiori virus.

Alluvione

7 – Riscaldamento globale

È non solo lo scenario più probabile, ma quello attualmente in corso di realizzazione. Tutte le più recenti stime ammettono che il tasso di cambiamenti climatici prodotti dal riscaldamento globale a opera dell’Uomo è maggiore delle più pessimistiche previsioni. Entro la fine del secolo il livello del mare, in tutto il mondo, sarà cresciuto di diversi centimetri sommergendo città e metropoli. La tropicalizzazione del clima flagellerà interi paesi con fenomeni meteorologi estremi come uragani, tornado, siccità durature, alluvioni e conseguenti straripamenti di fiumi. Il riscaldamento globale annienterà intere filiere di coltivazione, riducendo la disponibilità mondiale di cibo e provocando frequenti carestie. La riduzione delle scorte di acqua dolce potabile scatenerà guerre violentissime per il controllo delle fonti d’acqua in aree con scarsa irrigazione, come quelle mediorientali, favorendo instabilità politica ed esodi di massa. Sopravvivremo, certo, ma il mondo in cui vivremo potrebbe non piacerci affatto.

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