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La conquista dello spazio riparte dai privati

Nasce un consorzio multimiliardario capitanato dal fondatore di Google e da James Cameron per sfruttare le risorse minerarie degli asteroidi, mentre nei prossimi giorni la prima navicella automatica privata attraccherà alla Stazione Spaziale Internazionale.
A cura di Roberto Paura
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Mentre la NASA concede agli Shuttle l’ultimo volo d’onore a bordo di un Boeing sopra i cieli d’America, prima del pensionamento nel museo dove saranno esposti, relitti di un’epoca eroica dell’avventura umana nello spazio, una nuova era sta sorgendo: tra qualche giorno, se tutto andrà bene, l’equipaggio della Stazione Spaziale Internazionale (ISS) riceverà una visita davvero speciale. Un cargo automatico, come quelli inviati dall’ESA e dagli altri partner della Stazione, attraccherà la ISS: la differenza sarà data dal fatto che Dragon, questo il nome della navetta, sarà il primo mezzo spaziale lanciato da un privato a realizzare l’ambizioso obiettivo. A lanciarlo sarà SpaceX, l’intraprendente compagnia fondata da Elon Musk, padre del sistema PayPal, che in pochi anni ha raggiunto traguardi finora considerati irrealizzabili per un’azienda privata nel settore arospaziale.

Il tesoro degli asteroidi

Eric Anderson, Chris Lewicki, Tom Jones, Peter H Diamandis

Sulla scia dei successi di SpaceX, martedì scorso, in un roboante conferenza stampa organizzata con grande maestria da James Cameron, il regista di Avatar e Titanic, i due più grandi successi cinematografici della storia, è stata annunciata la nascita di Planetary Resources, un consorzio privato che punta a superare di gran lunga le ambizioni di SpaceX. Fondata da Peter Diamandis ed Eric Anderson, pionieri del volo spaziale privato (sono stati dietro i primi viaggi in orbita concessi a facoltosi milionari internazionali), Space Resources vanta tra i finanziatori, oltre allo stesso Cameron, visionario di lunga data, i signori di Google, Larry Page e Eric Schmidt, il guru della Microsoft, Charles Simonyi (che ha dato vita alla fortunata suite di Office), insieme ad altri nomi di questo calibro. Miliardari con il pallino del futuro, che ora hanno deciso di mettersi insieme per arrivare là dove nessun uomo è mai giunto prima.

Il loro obiettivo sono gli asteroidi vicini alla Terra, i cosiddetti Near Earth Objects, che a volte suscitano preoccupazioni negli astronomi che ne calcolano le rotte di avvicinamento, ma che da possibili minacce potrebbero presto diventare risorse straordinarie. “Ci sono 9000 asteroidi vicini alla Terra, e ne vengono scoperti di nuovi al ritmo di mille ogni anno”, sottolineano i padri di Space Resources. “Navicelle robotiche low cost di tipo commerciale esploreranno gli asteroidi determinandone la posizione, composizione e accessibilità delle loro risorse”. A quel punto si avvierà la spedizione per estrarre i minerali dai sassi più promettenti, inviando le risorse verso un eventuale punto di raccolta in orbita intorno alla Terra o verso una stazione sulla Luna.

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L’idea di estrarre minerali dagli asteroidi è vecchia: da decenni, da quando cioè la ricca composizione di queste rocce è stata accertata dagli scienziati, si  sogna di inviare spedizioni minerarie che arricchirebbero le tasche di questi fantascientifici minatori, che popolano le pagine di tanti romanzi, film e telefilm. Ma davvero conviene estrarre minerali dagli asteroidi? Fino a oggi si è sempre risposto di no in quanto, nonostante la ricchezza nascosta tra le rocce spaziali sia ragguardevole, i voli spaziali costano davvero tanto, e un viaggio per andare a trivellare gli asteroidi e tornare sulla Terra supererebbe i guadagni potenziali. Eppure, Planetary Resources crede in questa sfida. “Le risorse degli asteroidi possiedono alcune caratteristiche uniche che le rendono particolarmente attraenti. A differenza della Terra, dove i metalli più pesanti sono più vicini al nucleo interno, i metalli negli asteroidi sono distribuiti per tutto il loro corpo, rendendoli più facilmente estraibili”. Ma che tipo di minerali, esattamente, potrebbero essere estratti? Secondo i calcoli, tonnellate di ferro, nickel, acqua e soprattutto metalli del gruppo platino, tra i più rari sulla Terra, “in percentuali significativamente più alte che sul nostro pianeta”. SpaceX ha dimostrato di poter offrire voli fino all’orbita terrestre a costi molto più bassi di quelli della NASA: Planetary Resources crede sia possibile inviare sonde e mezzi più in là della nostra orbita, fino agli asteroidi più vicini (non quelli nella fascia tra Marte e Giove), a costi enormemente più bassi rispetto a quanto finora previsto, rendendo economicamente conveniente l’impresa.

Dall'orbita terrestre a Marte, e ritorno

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Qualcuno potrebbe chiedersi a cosa serva estrarre l’acqua, che sulla Terra certo non manca. Eppure, proprio l’acqua sarà il primo obiettivo degli sforzi minerari della Planetary Resources, a quanto promettono i suoi fondatori. Sì, perché l’acqua è molto rara nello spazio, e ciò ha reso fino a oggi difficile immaginare di impiantare colonie umane sulla Luna o su Marte. Non a caso le ultime sonde NASA hanno cercato soprattutto di scoprire la percentuale di acqua ghiacciata sulla Luna e su Marte, per verificare se c’è in quantità sufficiente a sostenere una base abitata permanente. Il problema verrebbe risolto nel momento in cui enormi quantità di acqua venissero inviate alle basi lunari o marziane dai cargo provenienti dagli asteroidi. “In questo modo sarà possibile avviare l’esplorazione su larga scala del Sistema Solare”, promettono dalla Planetary Resources.

In molti hanno scosso la testa di fronte a queste incredibili affermazioni. Ma i privati si stanno davvero lanciando, ora che il sogno dello spazio low-cost si sta rivelando realizzabile. Elon Musk di SpaceX ha rilanciato, dichiarando subito dopo l’annuncio della Planetary Resources di poter riuscire a offrire viaggi commerciali per Marte entro un decennio. Un’affermazione da far tremare i polsi, ma secondo l’ex leader di PayPal impiegando tecnologie riutilizzabili sarebbe possibile abbattere i costi. La Luna, del resto, ragiona Musk, non riveste più alcun interesse per i privati. Ma Marte è tutta un’altra storia: e se le tecnologie di propulsione miglioreranno come promesso nei prossimi anni, e i costi di viaggio scenderanno con l’evolversi della tecnologia, Red Dragon – questo il nome dell’ipotetica missione di SpaceX – potrebbe essere la prima a far scendere gli astronauti sul Pianeta Rosso, battendo gli americani, che invece posticipano la conquista di Marte al 2030, a essere ottimisti.

Richard Branson

E poi c’è la Virgin Galactic, parte del colosso multinazionale Virgin, fondato da sir Richard Branson, che è stata la prima a lanciarsi nel turismo spaziale e che quest’anno inizierà a far provare l’ebbrezza dei voli suborbitali in assenza di gravità ai suoi benestanti clienti: 500 fino a oggi hanno acquistato il biglietto, del costo di circa 200.000 euro, tra cui l’attore Ashton Kutcher. Nello scorso ottobre, in Texas, è stato inaugurato il primo spazioporto privato, battezzato “Spaceport America”, dal quale partiranno i voli a bordo dello Space Ship Two, grazie ai generosi finanziamenti di Paul Allen, ex co-fondatore della Microsoft.

Insomma, mentre le grandi agenzie spaziali internazionali si barcamenano con pesanti tagli imposti dalla più grave crisi economica mondiale dal 1929, i grandi capitali privati guardano ormai oltre i limitati spazi di manovra della Terra, verso la nuova frontiera dell’imprenditoria, dalle potenzialità letteralmente infinite. Saranno loro, i privati, a conquistare l’universo, come prevedeva il famoso scrittore di fantascienza Robert Heinlein già negli anni ’40? Quel che è certo è che l’avventura umana nello spazio è appena cominciata…

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