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L’intelligenza segreta di chi ha un “cervello di gallina”

Un team di ricercatori ha dimostrato che il cervello degli uccelli, nonostante le piccole dimensioni, a parità di massa possiede un numero di neuroni pari o superiore a quello dei primati.
A cura di Andrea Centini
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Tra le immagini virali (i cosiddetti meme) più diffuse su Internet ve n'è una che ritrae la radiografia della testa di Homer Simpson con un cervello minuscolo sospeso nella scatola cranica; è un simbolo universalmente riconosciuto per indicare la stupidità, che tuttavia, grazie a un nuovo studio condotto dai ricercatori dell'Università americana Vanderbilt e dell’Università Karlova di Praga, potrebbe essere sovvertito per sempre. Non solo. Secondo il team di studiosi coordinati dai neurobiologi Pavel Nemec e Suzana Herculano-Houzel, infatti, i risultati della ricerca pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas) distruggerebbero anche un altro luogo comune, quello del “cervello di gallina”, anch'esso colloquialmente associato alla scarsa intelligenza. Sì perché analizzando il cervello di ventotto specie di uccelli, dal piccolo diamante mandarino all'emù, il pool di studiosi brasiliani, cechi e austriaci ha scoperto che in esso a parità di massa vi è un numero pari, se non superiore, di neuroni rispetto a quello presente nei mammiferi, nonostante le dimensioni decisamente più contenute.

Che gli uccelli non fossero affatto stupidi, comunque, è un dettaglio acclarato da tempo dagli ornitologi; basti considerare i comportamenti straordinariamente complessi e affascinanti di cui sono capaci soprattutto corvidi e pappagalli, le specie sulle quali si sono concentrate le maggiori attenzioni di Herculano-Houzel e colleghi per la ricerca. Dalle analisi è emerso che questi animali possiedono una densità neuronale sensibilmente maggiore rispetto a quella di gruppi considerati superiori, concentrata nell'area del prosencefalo che è quella generalmente associata al comportamento complesso. “I cervelli dell’avifauna – ha spiegato la coordinatrice dello studio – hanno quindi il potenziale per fornire un ‘potere cognitivo' molto più elevato per unità di massa di quanto non facciano i cervelli dei mammiferi”. Ciò è possibile grazie alle piccole dimensioni delle loro cellule nervose.

Da molti anni i neurobiologi erano a caccia della prova regina che potesse spiegare le sorprendenti funzioni cognitive di uccelli canori e corvidi, come ad esempio l'utilizzo di strumenti o la capacità di riconoscersi in uno specchio, solitamente associate ai primati e in alcuni casi ai cetacei, ma le risposte ottenute dagli studiosi della Vanderbild e della Karlova, benché solide e scientificamente accettate, aprono altri quesiti. Il più importante tra essi è la dimostrazione di un rapporto diretto tra l'intelligenza e il semplice numero di neuroni contenuti nel cervello.

[Foto di Waldo93]

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