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L’albero genealogico degli esopianeti: così si suddividono nella Via Lattea

Incrociando i dati del telescopio spaziale Kepler e dell’Osservatorio Keck gli astronomi hanno ottenuto misure più precise degli esopianeti, scoprendo che si dividono principalmente in rocciosi poco più grandi della Terra e gassosi più piccoli di Nettuno.
A cura di Andrea Centini
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Un team di astronomi del California Institute of Technology (Caltech) ha scoperto che nella nostra galassia (la Via Lattea) la stragrande maggioranza degli esopianeti si divide in due gruppi principali: pianeti rocciosi con dimensioni fino a 1,75 volte quelle della Terra e grandi ‘mini-Nettuno' gassosi, con dimensioni dalle 2 alle 3,5 volte superiori a quelle terrestri. Gli studiosi, coordinati dal dottor Benjamin Fulton, ricercatore presso l'ateneo californiano e l'Istituto di Astronomia dell'Università delle Hawaii, hanno rilevato questo dettaglio mentre erano impegnati con un nuovo sistema di classificazione dei pianeti extrasolari.

“Si tratta di una nuova importante divisione nell'albero genealogico dei pianeti, analoga alla scoperta che i mammiferi e le lucertole si trovano su due rami distinti nell'albero della vita”, ha sottolineato il coautore dello studio (oltre che ex professore di Fulton) Andrew Howard. Ad oggi gli esopianeti scoperti sono oltre 4mila (3.500 sono quelli confermati), un numero raggiunto anche grazie al recentissimo annuncio della NASA che ne ha presentati 219 in un colpo solo, dei quali dieci nella cosiddetta fascia abitabile.

Il disegno che indica la suddivisione fra i pianeti: credit Caltech
Il disegno che indica la suddivisione fra i pianeti: credit Caltech

Curiosamente, nel nostro Sistema solare non esistono pianeti delle dimensioni comprese tra quelle della Terra e quelle di Nettuno, tuttavia quasi ogni stella messa nel mirino della missione Kepler, destinata proprio alla ricerca degli esopianeti, ne ha uno in questo specifico range. “Ci piacerebbe davvero sapere come sono fatti questi pianeti e sapere perché non ce ne sono nel nostro sistema”, ha sottolineato il dottor Erik Petigura, un altro coautore dello studio che segue la missione Hubble presso il Caltech.

I calcoli che hanno permesso la nuova suddivisione in esopianeti rocciosi simili alla Terra e Mini-Nettuno sono stati possibili associando i dati del telescopio spaziale Kepler con quelli dell'Osservatorio Keck, sito alle Hawaii sul vulcano Mauna Kea. Grazie a questa elaborazione dei dati, gli astronomi sono riusciti a ‘visualizzare' gli oltre 2000 esopianeti scoperti da Kepler (dal 2009) con una precisione quattro volte maggiore che in passato.

Il team di Fulton non ha idea del motivo per cui vi sia una divisione così netta fra questi due gruppi di pianeti, tuttavia si pensa che possa esserci un meccanismo di cattura di elio e idrogeno che, se sufficientemente potente, riesce a far saltare dalla prima alla seconda categoria. I dettagli della ricerca sono in attesa di pubblicazione sulla rivista scientifica specializzata The Astronomical Journal.

[Illustrazione di NASA]

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