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L’acqua di Cerere

Grazie allo strumento italiano VIR, gli scienziati hanno osservato la distribuzione di acqua sul pianeta nano.
A cura di Nadia Vitali
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Rappresentazione artistica di Cerere circondata da vapori (fonte ESA)
Rappresentazione artistica di Cerere circondata da vapori (fonte ESA)

Della presenza dell'acqua su Cerere gli scienziati erano ormai certi da tempo, grazie alle osservazioni effettuate dal telescopio Herschel dell'ESA e già prima che la sonda DAWN entrasse nell'orbita del pianeta nano: adesso, però, il team della missione della NASA ha scoperto, per la prima volta, che all'interno del cratere Oxo, di recente formazione e dal diametro di circa 9 chilometri, ci sarebbe effettivamente dell'acqua.

Lo spettrometro VIR

Il merito delle osservazioni va allo spettrometro VIR, gioiello made in Italy fornito dall'Agenzia Spaziale Italiana sotto la guida scientifica dell'INAF. Grazie a VIR è stato possibile ottenere delle immagini nuove e dettagliatissime della superficie di Cerere: i risultati, che confermano l'importanza di Cerere nel contesto della formazione del Sistema Solare, sono stati presentati in conferenza stampa durante la quarantasettesima edizione della Lunar and Planetary Science Conference in corso a The Woodlands, in Texas.

Paesaggi diversificati sul pianeta nano

Cerere è un corpo celeste decisamente complesso dal punto di vista geologico: ad esempio, il cratere Haulani, dalla forma irregolare e caratterizzato da striature di materiale brillante, mostra un'abbondante presenza di minerali profondamente diversi da quelli dei dintorni. Come si può spiegare ciò? Partendo dal presupposto che il cratere sia stato formato da un impatto e ipotizzando due diversi scenari: il primo secondo il quale sotto la superficie di Cerere ci sarebbe uno strato misto, il secondo che prevede che l'impatto abbia modificato localmente le proprietà dei minerali.

Per osservare ciò, i dati raccolti da VIR sono stati fondamentali: studiando il modo in cui la luce del Sole viene riflessa dalla superficie del pianeta al variare della sua lunghezza d'onda, nell'intervallo tra il visibile e l'infrarosso, gli scienziati hanno potuto comprendere particolari relativi alla composizione e alla natura dei materiali.

Sorprese dal cratere Occator

Dawn ha fotografato con grande precisione anche il cratere Occator, 92 chilometri di diametro per 4 di profondità: le immagini ottenute dall'altezza di appena 385 chilometri hanno consentito di vedere una cupola estremamente brillante nel centro di un pozzo dalle pareti lisce, segnata sui fianchi e sulla parte superiore da fratture ad andamento rettilineo. Prima che la sonda compisse il suo passaggio a bassa quota lo scorso anno, Occator sembrava soltanto una grande zona luminosa; adesso gli scienziati sanno che la sua complessità è il segnale di un'attività geologica del recente passato.

Ghiaccio sui poli

Grazie ai primi dati dello strumento Gamma Ray and Neutron Detector (GRaND), gli scienziati hanno anche potuto evidenziare una maggiore concentrazione di idrogeno in prossimità dei poli: e poiché l'idrogeno rappresenta il principale costituente dell'acqua – spiegano – si fa ancora più forte l'ipotesi della presenza di ghiaccio d'acqua in prossimità delle regioni polari di Cerere.

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