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A quante cose fa male l’inquinamento atmosferico?

L’inquinamento non causa solo cancro, ma, secondo diversi studi, anche demenza, parto pretermine, diabete, asma, infarti ed angina.
A cura di Redazione Scienze
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Che l'inquinamento atmosferico sia un male tutto moderno, effetto tanto dello sviluppo tecnologico quanto del consumismo, è noto a tutti. Che sia altamente dannoso alla salute dell'uomo e dell'ambiente, anche. Ma, di preciso, che effetti può avere un'esposizione prolungata – tipica di chi è costretto a vivere in città – ai gas di scarico urbani? La lista delle malattie correlate all'inquinamento è più lunga di quanto generalmente ci si attenda, dal momento che di solito l'inquinamento viene associato al tumore. Ebbene, in realtà, oltre al cancro, i gas di scarico possono essere i responsabili, almeno in parte, di attacchi di cuore, asma, diabete, nascite premature e addirittura demenza. In alcuni di questi casi, la prova scientifica è ancora al vaglio degli esperti, anche se in generale la base di partenza comune alle ricerche è stata l'impietosa costatazione statistica che colloca in città la maggiore incidenza di alcune malattie. Vediamo quali.

Infarti

Secondo uno studio pubblicato la scorsa settimana, l'esposizione all'inquinamento atmosferico aumenta del 13% il rischio di angina, anche quando il livello di concentrazione di CO2 e polveri sottili rientra nella soglia stabilita dall'Unione Europea. Secondo l'UE, infatti, le particelle di particolato con un diametro inferiore a 2,5 micrometri non dovrebbe superare il limite di 25 microgrammi per metro cubo d'aria. L'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) suggerisce invece un limite più basso, indicando in 10 microgrammi la soglia da non superare. La severità dell'OMS è motivata dalla pericolosità di tutte le particelle di particolato con diametro inferiore ai 10 micrometri, che possono entrare nei polmoni e addirittura passare nel sangue. Frank Kelly, professore di salute ambientale presso il King's College di Londra, ha ricordato che "c'è anche una crescente evidenza da sperimentazioni animali che il particolato liberato dallo scarico dei motori diesel, ad esempio, può passare nel sangue e danneggiare i vasi sanguigni, contribuendo a malattie cardiovascolari". L'indurimento del sangue dovuto al particolato può essere causa di infarto, a cui si aggiunge un ulteriore fattore di rischio rappresentato dall'asma, che – aumentando lo sforzo della respirazione – accelera anche i battiti cardiaci. Va peraltro conclusa la considerazione del prof. Kelly circa "i motori diesel [che] spesso sono erroneamente percepiti come più rispettosi dell'ambiente in ragione della minore emissione di diossido di carbonio. Invece molti motori a benzina emettono oggi meno CO2, mentre il diesel produce livelli più alti di particolato".

Asma

Secondo i medici, l'inquinamento non solo provoca gli attacchi d'asma in soggetti sofferenti, aumentandone frequenza ed intensità, ma ne potrebbe essere anche la causa prima. In base ad una ricerca pubblicata l'anno scorso dall'European Respiratory Journal, il 14% dei casi di asma infantile cronica è attribuibile all'inquinamento da traffico urbano. Debby Waddell, infermiera specialista presso l'associazione di beneficenza "Asthma UK", ha ricordato che "sta emergendo l'evidenza che l'inquinamento da motore diesel, in particolare, può giocare un ruolo nell'insorgenza dell'asma in età adulta". L'inquinamento è anche causa di peggioramento dei sintomi della broncopatia cronica ostruittiva (BPCO), malattia che include bronchite cronica, fibrosi cistica ed enfisema

Diabete di tipo 2

Non solo cuore e respirazione, ma anche pancreas, zucchero e sangue. L'insulina è l'ormone secreto dal pacreas che ha il "compito" di regolare il livello di zuccheri nel sangue. La sua mancanza o scarsità, pertanto, porta al diabete. L'inquinamento atmosferico potrebbe proprio essere collegato alla resistenza all'insulina, all'origine del diabete di tipo 2. L'anno scorso uno studio pubblicato dal Centro tedesco per la ricerca sulle malattie ha concluso che l'esposizione dei bambini all'inquinamento da traffico è associato ad un aumento del rischio di sviluppare forme di resistenza all'insulina. Il dottor Gerry Rayman, specialista endocrinologo presso l'Ipswich Hospital, ricorda tuttavia che questa ricerca, per quanto interessante, necessita di ulteriori studi ed esperimenti.

Parto pretermine

Secondo una ricerca condotta presso l'università della California, le donne che vivono nella aree urbane con alti livelli di inquinamento da benzina corrono il 30% di rischio in più di partorire prematuramente, mentre il diesel aggiunge un ulteriore 10%. Non solo, perché il prof. Martin Bobak, presidente del dipartimento di epidemiologia presso al University College London, ha ricordato che "esiste una chiara evidenza dell'associazione tra inquinamento dell'aria e basso peso alla nascita, problemi di crescita e prematurità neonatale.

Cancro

L'associazione inquinamento-cancro è di certo quella logicamente più immediata. Il rapporto causa-effetto è ben noto, ma solo di recente è arrivata la prima conferma scientifica circa gli effetti dell'inquinamento sul polmone. Lo studio è l'elaborazione dei dati ricavati dall'osservazione di 312.944 soggetti seguiti per 13 anni in nove paesi europei. Il risultato è stato espresso quasi con una formula matematica che stabilisce il nesso stretto tra tumore ed inquinamento: per ogni incremento di , il rischio di tumore al polmone aumenta del 22% e del 18% per un incremento, rispettivamente, di 10 μg/m3 di PM10 e di 5 μg/m3 di PM2.5. Dati, questi, che confermano la maggiore pericolosità del particolato più sottile e, soprattutto, l'inadeguatezza dei limiti stabiliti dall'Unione Europea.

Demenza

E' questa l'associazione meno nota e, tra tutte, quella che probabilmente necessità di maggiori approfondimenti e conferme. Le ricerche sull'argomento sono partite dalla constatazione dello stretto legame tra cervello e naso, che fa dell'organo dell'olfatto una strada privilegiata per raggiungere la sede del nostro sistema nervoso centrale. Gli esami post-mortem condotti su alcune vittime di incidenti in Città del Messico, una delle metropoli più inquinate al mondo, suggeriscono che l'esposizione prolungata ad alti livelli di inquinamento atmosferico comportano cambiamenti nel cervello simili a quelli che riguardano i malati di Alzheimer. Si è osservata in particolare la presenza di placche di beta amiloide, proteina che avrebbe la capacità di distruggere le sinapsi e causare malattie neuro-degenerative (da qui il ruolo del sonno nella pulizia e prevenzione dell'Alzheimer). Gli studi sull'argomento sono comunque solo all'inizio, ma l'impatto negativo e diffuso dell'inquinamento atmosferico sembrano essere ormai una certezza che i governi non possono più ignorare o curare con interventi analgesici.

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