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Il vaccino non è un’opinione: l’appello di Angela e Burioni a fidarci dei medici

Di fronte ai seri rischi posti dalla disinformazione anti-vaccinista e dal negazionismo del riscaldamento globale Piero Angela e Roberto Burioni lanciano un appello durante la trasmissione televisiva di Lucia Annunziata. Non abbiamo ragioni per diffidare dei medici e degli scienziati in generale.
A cura di Juanne Pili
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Il decano dei divulgatori italiani, Piero Angela ed il prof. Roberto Burioni (virologo) sono stati recentemente ospiti della trasmissione "In 1/2 ora", il format di Lucia Annunziata su Rai tre, dove hanno lanciato il loro appello ad avere fiducia nei medici, in un periodo nel quale la disinformazione sui vaccini e sul riscaldamento globale pongono a serio rischio la nostra salute ed il futuro della nostra civiltà. Temi caldi che Annunziata presenta come una sorta di paradosso della modernità, che rappresenta una crisi tra noi e la scienza.

Il vaccino non è un'opinione

In merito all'affermazione di Burioni sui Social che più ha fatto discutere: "La Scienza non è democratica", il virologo corregge il tiro spiegando meglio quel che voleva dire; non esistono scorciatoie nella scienza, questo la rende molto democratica, non di meno le telecronache sportive sono fatte da chi conosce le regole del gioco, con questa metafora ricorda che nemmeno nelle democrazie più evolute è possibile dare voce a chiunque. Inoltre "la velocità della luce non si decide per alzata di mano", aggiunge Angela.

Difficoltà nel comunicare la scienza. Secondo gli ospiti "è difficile avvicinarsi al metodo scientifico ch'è piuttosto innaturale", le incomprensioni quando le discussioni si accendono possono arrivare anche ad estremi incresciosi, come nel caso delle minacce di morte, subite dal virologo solo una settimana prima. Ma la colpa di tutto questo è anche di chi deve comunicare la scienza: "Se uno studente non capisce la colpa è mia", ricorda Burioni. Oltre a questo c'è anche un serio problema nel modo in cui nei media di massa viene trattato il problema, mettendo sullo stesso piano affermazioni accertate e mere opinioni disinformate. La verità non ha lo stesso valore di una bugia, questo non significa che basti indossare un camicie per essere creduti in maniera acritica: "Io metto sempre le fonti – dichiara Burioni – anche di me non si deve avere una fiducia cieca". E' importante capire su quali basi viene mossa una affermazione e se questa trova ampia conferma nella comunità scientifica e nelle pubblicazioni specializzate.

Non si critica la scienza ma la tecnica. Angela ricorda che anche la sua morte è stata preannunciata, numerose volte, accennando a diverse bufale dove si proclamava il suo decesso. Secondo il divulgatore italiano non è la scienza a essere contestata, quanto la sua applicazione, nel caso dei vaccini nella medicina. Ricorda così il caso Di Bella ed una conversazione curiosa con un tassista che gli chiedeva un parere in merito. Secondo il tassista, usato da Angela come simbolo dell'uomo della strada, Di Bella era un Galileo ingiustamente perseguitato. Ricordiamo allora che i paragoni coi padri del metodo scientifico, come anche Newton e Einstein vengono spesso utilizzati di sproposito per difendere i guru di turno. In realtà i grandi scienziati del passato, quando venivano perseguitati era sempre per mano di enti dogmatici, come per esempio la Chiesa dell'epoca, non certo dai loro stessi colleghi.

I problemi della comunicazione globale

Secondo Angela un altro problema è posto dalla comunicazione globalizzata dei nostri tempi. Ormai si trova di tutto, con "un occhio di riguardo per le cose alternative". Esiste infatti una "tendenza nella maggior parte delle persone ad un pensiero magico … Va molto di moda sostenere che non si cura il ginocchio ma la persona", come se una malattia fosse a prescindere una questione legata alla mente e a questioni esistenziali. Bisogna comunque tenere conto del fatto che – al contrario di quanto si possa pensare – gran parte dei contestatori prevalentemente non sono i giovani, ma ristretti gruppi di adulti che in Rete appaiono numerosi, alcuni fortemente interessati a monetizzare con le loro rivelazioni.

Il negazionismo del riscaldamento globale. A questo punto Lucia Annunziata incalza gli ospiti introducendo il secondo tema, su Donald Trump e il negazionismo del riscaldamento globale. Ricordiamo che recentemente spopola in Rete la fake news in base al quale esisterebbero ben 58 studi che dimostrerebbero l'inconsistenza delle tesi sul global warming. In realtà questi studi – quando esistono – non dimostrano alcun che, come già abbondantemente dimostrato dai colleghi di Snopes.

Identikit del "medico mago"

La scienza merita questa crisi di consenso? Quando la medicina deve ammettere i suoi limiti – secondo Burioni – è lì che salta fuori il pensiero magico. Il vero problema è quando la cura esiste ma viene snobbata da chi vuole sfruttare come avvoltoi la sofferenza altrui per fare soldi. Angela cita così l'identikit del "medico mago": in realtà non appartiene alla comunità scientifica; non produce studi su riviste specializzate; sostiene le sue tesi solo in Tv; si rivolge ai malati chiedendo di appoggiare la sua causa; quando finalmente viene messo alle strette minaccia di andare all'estero.

Forse anche la Scienza deve fare autocritica, ribatte Annunziata: "Le multinazionali fanno paura". Angela ricorda ch'è una questione di fatti accertati, riportando la discussione sul negazionismo del riscaldamento globale, molto complesso da trattare. Non c'entra tanto la scienza quanto il buonsenso. Davvero vogliamo tornare al carbone? Più che una critica alla scienza sembra esserci – secondo Angela – un problema legato agli interessi politici. Questo forse è permesso anche dal fatto che i cittadini non vengono adeguatamente formati: in realtà a scuola non si insegna la scienza o l'etica, si insegnano "le scienze", ma il metodo e il ragionamento corretto restano alla porta. Per stemperare Angela cita il caso di un anziano che imputa la sua impotenza sessuale all'Enel, facendogli causa. Burioni cita allora la fobia dei ventilatori in Corea. Non sono "cretinate" – puntualizza il virologo – spiegando che si tratta di un problema legato alle basi stesse della nostra mente. Sulle multinazionali ricorda che il fatturato dei vaccini è molto basso rispetto all'intero mercato dei farmaci.

Perché i vaccini sono sotto attacco?

Per Burioni abbiamo perso la memoria, non ricordiamo le malattie che abbiamo debellato grazie ai vaccini, come la poliomielite. Solo l'anno scorso in Austria è morto un bambino di difterite, malattia citata dagli "antivax" tra quelle per cui non ci sarebbe più ragione di impiegare i vaccini.

Qualcuno parla di esagerazioni e allarme gonfiato, come per i recenti focolai di meningite ed il caso del virus Ebola. Ma Angela ricorda che nella scienza non si può barare, questo grazie al sistema della peer review, altro aspetto poco noto del metodo scientifico e del sistema delle pubblicazioni specializzate. Ogni studio serio deve infatti sottoporsi alla revisione degli altri scienziati prima di venire inglobato dalla comunità scientifica.

Il "conflitto di interessi" di Burioni. Sulle accuse di essere in conflitto di interessi nei confronti di Burioni il virologo ricorda che effettivamente lui produce sieri artificiali – utili quando i vaccini non sono più utilizzabili – quindi mette in evidenza il fatto che avrebbe più vantaggi a screditarli. Sulla correlazione tra immigrati e malattie Burioni denuncia l'infondatezza di queste tesi, che distorcono l'attenzione dai danni che l'informazione scorretta sui vaccini sta facendo, riducendo la nostra copertura vaccinale. I medici diano l'esempio – conclude Burioni – è loro dovere essere i primi a vaccinarsi.

Angela chiude sulle medicine alternative citando la madre di Mirabella: "Mi curerò con un farmaco alternativo quando mi ammalerò di una malattia alternativa". E' una questione di libertà individuale? "Bisogna fare i conti anche con la libertà degli altri", ribatte Angela. Infine invita: "fidatevi dei medici", tutto ciò che ci circonda e che ha permesso il progredire della civiltà lo dobbiamo anche agli scienziati. Entrambi concordano e ribadiscono sul fatto che il problema più che scientifico è politico. Sono gli interessi politici di certe fazioni che portano all'uso di polemiche anti-scientifiche, per accaparrare consensi che in altri modi non potrebbero ottenere.

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