Il paziente è morto, ma l’attività cerebrale prosegue per 10 minuti: il caso è inspiegabile
In Canada c’è un inspiegabile caso clinico che sta facendo molto discutere: i medici hanno registrato l’attività cerebrale di un paziente che però era morto da più di dieci minuti e non riescono a capire come sia possibile. I dottori della University of Western Ontario hanno pubblicato sul Canadian Journal of Neurological Sciences il report “Electroencephalographic Recordings During Withdrawal of Life-Sustaining Therapy Until 30 Minutes After Declaration of Death” all’interno del quale ci spiegano come sia andata la vicenda in questione.
I pazienti sotto osservazione, che si trovavano nel reparto di terapia intensiva di un ospedale canadese, erano quattro e per ognuno di loro sono stati registrati i dati relativi alle funzioni cardiache e alla pressione arteriosa prima e dopo la loro morte. Si trattava di due uomini (70 e 67 anni) e due donne (58 e 72 anni) ai quali sono state sospese le terapie che li tenevano in vita. Per tre casi su quattro, il cervello è risultato inattivo già prima che il cuore smettesse di battere. Solo per un paziente i medici hanno potuto registrare l’attività di onde delta, quelle che si registrano durante il sonno profondo, anche dopo il decesso, quando cioè i parametri vitali erano inesistenti. Come è possibile?
Il motivo attualmente non è chiaro. Anche l’ipotesi delle onde cerebrali della morte, quelle riscontrate nel cervello dei topi dopo la decapitazione, è stata scartata. Insomma, non si sa come sia possibile un simile risultato, che si sia trattato di errore della macchina? Sì, è possibile, dicono i medici, ma anche in questo caso, come si spiega questo errore? I medici stanno ancora studiando il caso nella speranza di fornirci nuove risposte anche per fare chiarezza sulle implicazioni etiche e legali legate alla donazione degli organi prevista in seguito alla morte dei pazienti.