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Il nostro cervello come organizza i ricordi?

Alcuni scienziati si sono dedicati allo studio delle modalità con cui il cervello immagazzina ed organizza i ricordi: pacchetti di 125 millisecondi contengono le informazioni ed è estremamente facile passare dall’uno all’altro senza confondersi.
A cura di Nadia Vitali
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Da anni la scienza neurologica prosegue con pazienza nello studio dei meccanismi che sono alla base di quell'insondabile mistero che è il cervello umano, facendo, poco alla volta, luce sul regno inaccessibile del pensiero, alla ricerca di una risposta a grandi enigmi, oltre che di eventuali soluzioni per vari tipi di patologie. Di recente, alcuni studiosi, ad esempio, si sono dedicati alla comprensione delle modalità grazie alle quali il nostro cervello riesce a fissare i dati e ad organizzarli razionalmente. I ricercatori del Kavli Institute for Systems Neuroscience and Centre for the Biology of Memory dell'Università norvegese, guidati da May-Britt Moser e Edvard Moser, sono arrivati alla conclusione che tutti i ricordi, così come le mappe mentali dei luoghi, vengono inseriti in delle «registrazioni» la cui durata è di 125 millisecondi ciascuna.

Una volta compresse e catalogate in questi «pacchetti» tutte le informazioni di cui necessitiamo, è assai facile, per la nostra mente, passare dall’uno all’altro senza generare in noi confusione. Ma come è stato possibile, per i ricercatori, giungere a questa conclusione? Al termine di un esperimento, complici i topolini i quali, all’interno delle scatole in cui sono stati messi, assistevano ad un cambiamento di illuminazione praticamente istantaneo, tale che gli scienziati hanno parlato di teletrasporto.

Non un teletrasporto materiale, dunque, come il termine lascia intendere, bensì un cambio repentino di ambiente, grazie alla suggestione delle luci, percepibile come un vero e proprio passaggio da un luogo all’altro; il cervello di questi topini che imparano a distinguere i due tipi di stanza è come se, effettivamente, fosse stato teletrasportato. Gli scienziati hanno constatato che i topi, inizialmente confusi dal cambiamento troppo rapido dalla camera A alla camera B, immediatamente accedevano a quelle informazioni immagazzinate in grado di spiegar loro dove si trovavano e, dunque, di ricordare le fattezze del luogo già visto.

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In pratica un sistema di organizzazione perfetto, che consente, ad esempio, al cervello umano di riconoscere, almeno nella maggior parte dei casi, al proprio risveglio immediatamente il luogo in cui ci si è coricati, anche se non è quello abituale; in questo senso, dunque, si intende che il passaggio da un «pacchetto» di informazioni all'altro non genera caos ed incomprensione. Anzi, da un'altra ricerca condotta da alcuni scienziati israeliani, è risultato che, in realtà, la precisione del cervello si traduce anche nell'esigenza di ricevere gli stimoli adatti per poter dare una risposta.

Secondo gli studiosi della Hebrew University e della Bar-Ilan University, infatti, non esisterebbero delle vere e proprie dimenticanze, ma solo dei ricordi che non vengono richiamati alla mente con le domande adeguate. La possibilità di un margine di elasticità della risposta, il porre quesiti che non pretendano sola opzione binaria (un secco "ricordo o non ricordo") sarebbero di grande aiuto per stimolare la mente: insomma venire incontro al cervello, suggerendo a questo se ricorda perfettamente o se ha familiarità con un dato o se, viceversa, non sa proprio a cosa si faccia riferimento, lo aiuterebbe meglio a cercare, in quella enorme mole di informazioni che registra quotidianamente. (fonte Repubblica)

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