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Il DNA degli antichi ominidi nel patrimonio genetico dei melanesiani

Uno studio sugli abitanti delle isole del Pacifico ci illustra le percentuali di DNA di Neanderthal e Denisova nel patrimonio genetico dell’uomo moderno.
A cura di Nadia Vitali
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Donne dell'isola melanesiana di Vanuatu (Graham Crumb via Wikimedia)
Donne dell'isola melanesiana di Vanuatu (Graham Crumb via Wikimedia)

Gli abitanti delle isole della Melanesia portano all'interno del proprio patrimonio genetico frammenti di DNA riconducibili a due specie di ominidi ormai estinte. Lo conferma lo studio curato da un gruppo internazionale di ricercatori, che conta tra i propri membri anche Svante Pääbo, dell'Istituto Max Planck di antropologia di Lipsia, già a capo del gruppo che per primo analizzò i resti dell'Homo di Denisova. I dettagli del lavoro, che prova a far luce sulle misteriose origini delle popolazioni del Pacifico, sono stati pubblicati da Science.

Tracce di arcaicità nell'uomo moderno

Gli scienziati si sono occupati di comparare le sequenze di DNA di 1523 uomini moderni, tra cui 35 residenti nelle isole al largo delle coste della Nuova Guinea, con il DNA appartenente a due diversi ominidi: l'uomo di Neanderthal, il cui primo esemplare venne scoperto in Germania, e l'uomo di Denisova, venuto alla luce in una grotta della Siberia, sui monti Altaj.

Non si tratta del primo studio di questo tipo poiché molte sono le ricerche che muovono, ormai, verso l'obiettivo di mappare la distribuzione globale delle sopravvivenze di lignaggi arcaici nel patrimonio genetico dell'Homo sapiens moderno. Le remote terre immerse nell'Oceano Pacifico, però, sono particolarmente interessati se si pensa che le popolazioni locali si stanziarono qui almeno 48.000 anni fa – i resti più antichi risalgono a quell'epoca – per poi restare sostanzialmente isolate per millenni. La stessa comparazione delle sequenze genomiche ha sottolineato la loro distanza da altri gruppi.

Denisova e Neanderthal

Ecco perché risulta ancora più interessante il dato riguardante la forte presenza di DNA dell'uomo di Denisova nel patrimonio genetico dei melanesiani: una porzione del DNA di questi ultimi compresa tra l'1.9 e il 3.4% sarebbe sovrapponibile con quello dell'antico ominide siberiano.  Inoltre, benché da diversi anni siano state individuate le prove di possibili accoppiamenti tra il Sapiens e il Neanderthal, il nuovo lavoro chiarirebbe ulteriormente questo aspetto, evidenziando che gli incroci dovrebbero essere avvenuti in diverse ondate.

Dal lavoro emergerebbe che l'uomo di Denisova, il cui areale geografico doveva collocarsi certamente in Siberia, avrebbe dovuto incontrarsi con l'Homo Sapiens in un luogo che è impossibile precisare. Senza troppe perplessità si può affermare che questo sia accaduto prima di 41.000 anni fa (età alla quale viene fatta risalire la sparizione di questa specie) ma il quadro complessivo resta, non per questo, meno misterioso. Certamente si può dedurre dalla distribuzione del DNA che, probabilmente, l'uomo di Denisova deve aver vissuto anche in Asia Orientale e, a questo punto, anche in Oceania.

I nostri antenati migranti

Un dato che si manifesta lampante riguarda gli spostamenti che avvenivano in queste epoche remote e che, frutto delle circostanze e delle necessità, hanno spinto gli uomini a cercare risorse verso mete lontanissime. Proprio una nuova ondata migratoria giunta in Asia, del resto, potrebbe essere stata all'origine della sparizione dell'uomo di Denisova.

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