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Il 55% dei medici nasconde l’Alzheimer ai propri pazienti

Secondo uno studio dell’Alzheimer’s Association, la maggior parte dei medici non rivela la patologia o per non causare stress o per “assenza di strutture”. E così la malattia, impietosa, fa il suo corso.
A cura di Redazione Scienze
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La visita medica dura 10-15 minuti e, se tutto finisce là, il paziente non saprà ciò che ha e che il medico comunque sospetta. Il rapporto 2015 presentato dall'Alzheimer's Association mette inquietudine, poiché secondo lo studio americano il 55% dei medici non rivela ai propri pazienti la loro malattia: l'Alzheimer. Secondo quanto dichiarato dal rapporto, i medici sono sempre consapevoli che, eticamente, bisognerebbe sempre dire la verità al paziente, eppure nella fattispecie scelgono di tacere. Di solito usano termini vaghi, senza tuttavia dare un nome alla malattia. L'obiettivo è non dare ulteriore stress al paziente, oppure non comunicargli un malessere che lui sottovaluterà. Alti medici, invece, sembra ne facciano questione di tempo. Jason Karlawish, professore di medicina, etica medica e politica sanitaria presso la University of Pennsylvania, ha spiegato che "non abbiamo strutturato in maniera adeguato il sistema sanitario affinché ci si prenda cura di utenti anziani con deterioriamenti di tipo cognitivo".

Cosa comporta questo segreto? Di certo non porta serenità. L'Alzheimer è una malattia progressiva, il che vuol dire sì che non può che peggiorare, ma allo stesso tempo vuol dire anche che prima si interviene, prima si può rallentare il processo di deterioramento. Insomma, spiega Keith N. Fargo, PhD, direttore dei programmi scientifici e di sensibilizzazione presso l'Associazione Alzheimer, "quando alla gente non si dice qual è la loro malattia, la si priva di questa possibilità". Oggi la ricerca medica affronta la malattia soprattutto dal punto di vista della prevenzione, ma farmaci sperimentali stanno ottenendo buoni risultati nel rallentamento del processo di degenerazione. E' questa, ad esempio, una delle possibilità di cui vengono privati i malati di Alzheimer all'oscuro della propria patologia. Non solo. Spiega ancora il professor Karlawish che esiste anche un beneficio di natura psicologica che plasma anche la propria vita futura: "Una volta che hai dato un nome ad un problema, puoi dare un senso a ciò che non va e pianificare il futuro".

I dati forniti dalla Medicare Current Beneficiary Survey su un campione di 16.000 persone hanno rivelato che solo il 45% dei malati di Alzheimer era stato informato della diagnosi dal proprio medico. Al contrario, il 96% delle persone con tumore al seno era stato già informato da una diagnosi. Ancora meno le persone, solo il 27%, erano state informate della propria demenza. A ciò si aggiunge una precedente ricerca del CDC, secondo cui solo il 34,8% degli adulti sopra i 65 anni e con malattia di Alzheimer era consapevole della diagnosi. Nella maggior parte dei casi, stando alle ricerca citate, i medici si sono dimenticati di comunicare il male.

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