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Covid 19

“Il 17% dei pazienti guariti da Covid-19 risulta nuovamente positivo”: lo studio del Gemelli di Roma

L’indagine condotta nell’ambito del progetto Gemelli Against Covid-19 Post-Acute Care (GAC19-PAC) i cui risultati sono stati pubblicati sull’American Journal of Preventive Medicine: “Su 137 guariti che hanno ripetuto il tampone nasofaringeo nel follow-up, il 16,7% (22 pazienti) sono risultati nuovamente positivi”.
A cura di Valeria Aiello
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Quasi il 17% dei pazienti completamente guariti dall’infezione da coronavirus è risultato nuovamente positivo al tampone nel corso dei controlli di follow-up. Lo evidenzia un nuovo studio condotto dalla Fondazione Policlinico Universitario “Agostino Gemelli” IRCCS di Roma nell’ambito del progetto Gemelli Against Covid-19 Post-Acute Care (GAC19-PAC) promosso Dipartimento di Geriatria, Neuroscienze e Ortopedia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore per rispondere ad alcuni degli interrogativi ancora aperti di questa pandemia, in particolare per comprendere quali sono le conseguenze dell’infezione da coronavirus nei pazienti che hanno sconfitto Covid-19.

Nello specifico, i ricercatori hanno individuato che una percentuale significativa di pazienti (22 su 131 pazienti, 16,7%) che soddisfacevano i criteri di interruzione della quarantena (nessun sintomo clinico acuto di Covid-19 e due tamponi negativi consecutivi) sono risultati nuovamente positivi a Sars-Cov-2 durante gli screening svolti dopo almeno due settimane. “Questi risultati – spiegano gli autori dello studio  sull’American Journal of Preventive Medicine indicano che una considerevole percentuale di pazienti Covid-19 dichiarati completamene guariti dall’infezione può ancora essere portatore asintomatico del virus”.

Questi pazienti, ai quali nonostante l’assenza di linee guida specifiche post-Covid è stato comunque suggerito di rispettare la quarantena per la seconda volta, hanno mostrato sintomi respiratori persistenti, specialmente mal di gola (18% dei positivi vs 4% dei negativi) e segni di rinite (27% vs 12%), anche se in una forma più lieve rispetto alla fase acuta della malattia. Altri sintomi, come affaticamento (51%), respiro affannoso (44%) e tosse (17%) erano ancora presenti in una percentuale significativa del campione studiato, sebbene non vi fossero differenze sostanziali tra gli individui con un test positivo o negativo. Osservazioni che, ritengono gli studiosi, indicano come la persistenza di mal di gola e rinite non debba essere sottovalutata ma adeguatamente valutata in tutti i pazienti considerati guariti da Covid-19.

Medici e ricercatori – ha commentato Francesco Landi, professore associato del Dipartimento di Scienze geriatriche e ortopediche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e primo autore della ricerca – si sono concentrati sulla fase acuta dell’infezione da coronavirus ma è necessario un monitoraggio continuo dopo la dimissione per gli effetti di lunga durata”.

In tal senso, i ricercatori raccomandano che i pazienti che continuano a presentare sintomi potenzialmente correlati a Covid-19 evitino il contatto ravvicinato con altre persone, continuando a indossare mascherine ed eventualmente vengano sottoposti a un tampone nasofaringeo aggiuntivo. Quanto alla possibilità che questi pazienti siano ancora in grado di trasmettere l’infezione sono però necessarie ulteriori indagini. “Un test con tampone positivo può rivelare se i pazienti stanno ancora perdendo frammenti virali, ma non è in grado di discernere se sono o meno contagiosi”.

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