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I topi riconoscono il dolore nel volto delle altre cavie in laboratorio

Uno studio dimostra non solo la capacità dei roditori di comunicare il proprio dolore, ma anche quella di leggerlo dal volto degli altri.
A cura di Zeina Ayache
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I ratti comunicano il proprio dolore ai loro simili
I ratti comunicano il proprio dolore ai loro simili

Studi recenti hanno dimostrato, come aveva supposto Darwin, la capacità dei roditori di esprimere le proprie emozioni attraverso le espressioni facciali. Adesso, un gruppo di scienziati giapponesi ha dimostrato la capacità di questi mammiferi di riconoscere le espressioni nel volto di altri animali e di utilizzarle per comprendere come comportarsi. Lo studio, intitolato "Receiving of emotional signal of pain from conspecifics in laboratory rats" (Ricezione di segnali emotivi di dolore da un conspecifico in un ratto da laboratorio), è stato pubblicato su The Royal Society.

Secondo quanto scoperto, i ratti utilizzano infatti i segnali emotivi visivi dei conspecifici per modificare il proprio atteggiamento in un determinato ambiente allo scopo di evitare i pericoli. In pratica, le espressioni del volto avrebbero una funzione comunicativa. Per arrivare a questa conclusione, gli studiosi hanno fotografato tre ratti della specie Long Evans in due situazioni differenti: con espressioni neutre e con espressioni di dolore. Dopo di che hanno elaborato le immagini così da crearne cinque differenti per ogni situazione: originale, sfocata, mosaico pixelato, solo il corpo sfocato, solo la testa sfocata.

Le fotografie utilizzate per l'esperimento
Le fotografie utilizzate per l'esperimento

[Foto da The Royal Society]

Hanno così introdotto i ratti dentro una scatola a tre scompartimenti collegati tra loro: in uno hanno inserito le immagini del ratto sofferente in seguito all'elettroshock, in un altro le immagini del ratto senza particolari espressioni e nel terzo nulla. Gli scienziati hanno lasciato i singoli ratti, in totale 21, muoversi liberamente nella scatola per 10 minuti, registrandone il comportamento: i mammiferi restavano più a lungo, un minuto in più, nel compartimento con le immagini di ratti con espressioni neutre. Questo, secondo i ricercatori, è indicativo della capacità dei roditori di leggere le emozioni sul volto dei propri simili. Non si tratterebbe però di empatia, bensì di una funzione comunicativa delle espressioni facciali che potrebbero avere un fine adattativo. Insomma, i ratti invierebbero veri e propri segnali di pericolo ai propri simili che, grazie a loro, capiscono come comportarsi o cosa aspettarsi.

[Foto copertina da Wikipedia.org]

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