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I tessuti oculari creati in laboratorio dalle cellule staminali

I ricercatori di Osaka hanno creato il laboratorio i principali tessuti oculari, partendo dalle cellule staminali pluripotenti indotte, e hanno riparato la cornea danneggiata di un coniglio.
A cura di Zeina Ayache
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La ricerca legata alle cellule staminali sta facendo ogni giorno sempre più passi in avanti. Dall'Università di Osaka arriva infatti la notizia della generazione, in laboratorio, dei principali tessuti oculari partendo dalla cellule staminali pluripotenti indotte umane. Lo studio, intitolato “Co-ordinated ocular development from human iPS cells and recovery of corneal function” è stato pubblicato su Nature.

Per riuscire a creare in laboratorio il tessuti dell'occhio, i ricercatori sono partiti sia dalla consapevolezza che l'occhio stesso è formato da diversi tessuti specializzati che derivano da altrettante linee cellulari, che dai risultati ottenuti da precedenti studi che sono riusciti a creare in laboratorio, partendo sempre dalle staminali pluripotenti, i tipi cellulari che costituiscono la retina e la cornea, senza però riprodurre l'intera formazione dell'occhio.

La cellula staminale pluripotente indotta è una cellula staminale che viene generata artificialmente e può essere riprogrammata, modificata e trasformata in qualsiasi cellula specializzata.

Durante il loro studio, i ricercatori di Osaka invece hanno potuto osservare, nell'arco di qualche settimana, la formazione dei 4 anelli concentrici di tessuto che rappresentavano e avevano le caratteristiche delle diverse parti dell'occhio. Questo nuovo ‘occhio' è stato chiamato SEAM, self-formed ectodermal autonomous multizone.

Ma non è tutto. Gli scienziati sono riusciti a verificare l'efficacia di questo ‘occhio' trapiantando la parte corrispondente alla cornea nell'occhio di un coniglio che riportava danni alla cornea stessa.

Quanto realizzato ad oggi ha validità unicamente sugli animali, quindi per poter passare all'applicazione sull'essere umano, se sarà possibile, dovremo comunque attendere ancora qualche tempo. Nello specifico, i ricercatori sperano di passare ai trial su esseri umani nei prossimi 2/3 anni.

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