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I rifiuti in Campania riducono la speranza di vita

È la conclusione-shock di una ricerca condotta da un gruppo di medici in Campania, che correla la ridotta speranza di vita all’esposizione ai rifiuti smaltiti illegalmente.
A cura di Roberto Paura
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È noto che l’aspettativa di vita in Campania è la più bassa in Italia, e non è la prima volta che si cerca di correlare questo dato all’inquinamento e alle emergenze ambientali di questa regione, in primis l’annosa emergenza rifiuti. Ora un dato allarmante arriva da una ricerca condotta da alcuni scienziati napoletani pubblicata sulla rivista “Gene”, secondo cui l’esposizione alle sostanze illegalmente smaltite in Campania comporterebbe un effetto direttamente riscontrabile sui cromosomi dei residenti, riducendone così la longevità.

La ricerca sulle donne campane – “Diversi studi dimostrano collegamenti tra stress ambientale e riduzione della qualità della vita, inclusi fattori di rischio per malattie cardiovascolari, riduzione della funzione immunitaria e rischi di cancro”, scrivono, presentando il loro lavoro, gli studiosi provenienti dal Dipartimento di Scienze della Vita della Seconda Università di Napoli e dai dipartimenti di Ginecologia e Ostetricia e di Scienze Biologiche dell’Università Federico II. La ricerca si è svolta analizzando campioni di sangue di donne in buono stato di salute presentatesi ai reparti di ginecologia del Policlinico universitario per eseguire aborti terapeutici.

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Logoramento dei telomeri – Nei cinquanta campioni di sangue analizzati si è scoperta una significativa riduzione della lunghezza dei telomeri nei cromosomi rispetto alle dimensioni attese. I telomeri sono sequenze di DNA che si trovano alle estremità dei cromosomi e servono a tenerli insieme per evitare che si sfilaccino. A ogni duplicazione delle cellule, i telomeri riducono la loro lunghezza e, una volta ridotti ai minimi termini, la duplicazione cellulare viene bloccata. Questo meccanismo è considerato dai genetisti alla base dell’invecchiamento, in quanto il logoramento dei telomeri impedisce alle cellule di rigenerarsi in eterno.

Le discariche della morte – L’accorciamento dei telomeri può essere tuttavia accelerato anche in seguito a esposizione a molecole contenenti ossigeno, le quali attivano un processo di ossidazione che logora i telomeri. È esattamente quello che avverrebbe in Campania, soprattutto nelle aree più colpite dallo sversamento illegale dei rifiuti in discariche abusive controllate dalla malavita organizzata. Avvicinandosi ai siti delle discariche, infatti, l’accorciamento dei telomeri diventa più evidente. Ed è noto che nel cosiddetto “triangolo della morte”, tra Acerra, Nola e Marigliano, la ridotta speranza di vita causata dai numerosi casi di tumori e decessi è dovuta ala presenza di migliaia di fusti di rifiuti tossici sotterrati nelle campagne della provincia.  Secondo la ricerca, l’inquinamento dovuto alla presenza dei rifiuti in Campania è “significativamente associato a un elevato stress ossidativo” che comporta una ridotta lunghezza dei telomeri e un più basso livello di attività della telomerasi, l’enzima che ha il compito di allungare i telomeri. L’effetto complessivo è un generale invecchiamento cellulare e un aumento delle disfunzioni nella meiosi – la divisione delle cellule e quindi dei cromosomi – nelle donne, con l’aumentare dell’età.

Invecchiamento e tumori – Secondo Carmine Nappi, del Dipartimento di Ginecologia e Ostetricia della Federico II, dove i test sono stati effettuati, “i risultati portano a ipotizzare che queste donne stiano invecchiando prematuramente: le donne sono in salute, ma la ridotta lunghezza dei telomeri significa che la loro età cellulare è maggiore di quella biologica”. Il drammatico dato si collega alle conclusioni già emerse da ricerche precedenti riguardo il collegamento tra emergenza rifiuti e tassi di tumore in Campania. I rifiuti illegalmente sversati diffondono nell’aria, nel terreno, nelle falde acquifere e quindi nel bestiame e nei prodotti agricoli sostanze altamente nocive quali cromo, nichel, piombo, zinco, rame e cobalto, con conseguenze letali per la cute, i polmoni, i reni, e non solo. Vale la pena ricordare il grido di allarme lanciato due anni fa dal professor Antonio Giordano, ordinario di Anatomia e Istologia Patologica all’Università di Siena: “E’ ora di intervenire perché l'emergenza igienico-sanitaria e' veramente grave. Napoli e la sua gente non possono più attendere”.

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