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I diamanti sono meno rari di quanto si pensa

Alcuni scienziati hanno scoperto l’esistenza di un meccanismo di formazione dei diamanti fino ad oggi ignoto.
A cura di Nadia Vitali
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Sulla Terra potrebbero esserci molti più diamanti di quanto si pensava fino ad oggi: questa scoperta, opera dei ricercatori della Johns Hopkins University, non significa però che tra non molto inizieremo a trovare i saldi in gioielleria. I preziosi «migliori amici delle ragazze», infatti, sarebbero ben nascosti nel cuore della Terra, a notevoli profondità; in realtà va specificato che questi studi non considerano i diamanti che vediamo sugli anelli di fidanzamento, ma una grande quantità di oggetti molto più piccoli ed invisibili ad occhio nudo.

I diamanti presenti sulla superficie terrestre, più precisamente nelle miniere dalle quali possono essere estratti, sono il risultato finale di fenomeni eruttivi che comportano la risalita di materiale presente nelle profondità del mantello, dove le condizioni di pressione e calore elevatissimi ne consentono la formazione attraverso processi di ossidoriduzione. Dimitri Sverjensky e Fang Huang hanno dimostrato, servendosi di un modello chimico, che queste pietre preziose potrebbero nascere anche nell'ambito di una reazione chimica naturale molto più semplice dei due processi principali conosciuti: ossia a causa di un aumento dell'acidità nel corso dell'interazione tra acqua e rocce.

La nuova ricerca mostra che l'acqua può produrre diamanti nel momento in cui il suo pH si abbassa naturalmente; il processo varia a seconda delle rocce coinvolte e porterebbe al rilascio di minerali secondari. Si tratta di una delle molte scoperte che, negli ultimi 25 anni, stanno ampliando la conoscenza degli scienziati in merito ai diamanti e alla loro diffusione sul nostro Pianeta. Peccato che sia fisicamente impossibile esplorare le grandi profondità in cui le pietre preziose vengono generate, tra i 145 e 200 chilometri circa: le trivellazioni umane, spiegano gli scienziati, non sono andate mai oltre una dozzina di chilometri. Oltretutto la pressione e le temperature sarebbero decisamente poco ospitali, anche per i cacciatori di diamanti (si parte dai 900° Celsius).

Se sono tutti d'accordo sul fatto che di diamanti potrebbero essercene molti di più di quanto si creda comunemente, è altrettanto vero che è molto difficile riuscire anche a fare una stima del numero esatto. Quindi appare chiaro che lo studio non avrà riflessi sul mercato dei diamanti mentre, in compenso, potrebbe far luce sulla storia dei fluidi all'interno della Terra e sui loro movimenti: «I fluidi sono il collegamento principale tra la superficie e le profondità della Terra. Ecco perché sono così importanti» ha concluso Sverjensky.

Lo studio è stato pubblicato da Nature.

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