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Guardare troppa TV può veramente uccidere

Lo sostengono alcuni ricercatori sulla base di uno studio durato 18 anni che ha seguito oltre 86.000 persone.
A cura di Nadia Vitali
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Amanti delle serie fate TV attenzione, questo studio è per voi: trascorrere molte ore davanti al televisore sembrerebbe aumentare il rischio di embolia polmonare fatale, stando ai risultati di un ampio studio che ha seguito oltre 86.000 persone nell’arco di 18 anni.

L’embolia polmonare è una ostruzione di uno o più rami dell’arteria polmonare, ossia dei vasi che dal cuore portano il sangue ai polmoni; nella gran parte dei casi è causata da un coagulo di sangue che si forma negli arti inferiori. Tra i fattori di rischio che possono portare all’embolia polmonare si annoverano anche i lunghi viaggi in aereo: ebbene, secondo i ricercatori che hanno presentato i risultati della ricerca alla conferenza dell’European Society of Cardiology tenutasi a Londra la scorsa settimana, fare maratone di televisione potrebbe portare a correre medesimi rischi.

Un vero e proprio boom di servizi che consentono di usufruire dei servizi televisivi via internet – unito alla fertilissima produzione di serie degli ultimi anni – spinge a puntare l’attenzione su questo fenomeno e sulle conseguenze che potrebbero essere legate ad esso: gli scienziati hanno così osservato che le persone che siedono davanti alla televisione per cinque ore o più durante il giorno mostrano di correre un rischio doppio di trombosi venosa rispetto a quelli che ne guardano meno di due ore e mezzo al giorno. Il pericolo è più alto tra quelli di età compresa tra i 40 e i 59 anni che guardano la tv per oltre cinque ore al giorno: in questo caso il rischio è addirittura di sei volte in più.

La ricerca, che è stata finanziata dal governo giapponese, ha seguito 36.007 uomini e 50.017 donne, di età compresa tra i 40 e i 79 anni: i partecipanti riferivano le proprie informazioni relative al tempo trascorso ogni giorno in sessioni televisive e sono stati seguiti per 18 anni. Nel corso dello studio 59 dei partecipanti sono morti a causa di un’embolia polmonare. Le probabilità di rischio sono state calcolate al netto di altri fattori di rischio preesistenti legati all’indice di massa corporea, alle abitudini alimentari, agli stili di vita, alle condizioni cliniche dei singoli.

Il dottor Toru Shirakawa dell’università di Osaka, a capo dello studio, ha sottolineato l’importanza della ricerca per quanto riguarda la sanità pubblica: ricordare a chi fa le maratone televisive che è bene, di tanto in tanto, alzarsi per fare due passi o bere dell’acqua potrebbe portare a grandi benefici per tutti.

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