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Gennaio caldo e piovoso, preludio di un’estate torrida

Nel Nord Italia è piovuta una massa d’acqua del 160% superiore alla media del periodo 1970-2000, mentre la temperatura è stata di +2,1° C.
A cura di Redazione Scienze
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In queste ore che il maltempo ha alleggerito la propria morsa, prendere atto di quello che sta accadendo al clima del nostro paese diventa più facile. I dati del CNR parlano chiaro e confermano quella che, probabilmente, è l'impressione di molti: questo gennaio è stato sì tra i più piovosi, ma è stato soprattutto uno dei più caldi. Precisamente, gennaio 2014 è stato il diciannovesimo più piovoso e il terzo più caldo dal 1800. Se rispetto alla media del periodo 1971-2000 nel 1804 la temperatura media del mese di gennaio faceva registrare 2,4° C in più e il 2007 2,3° C, questo gennaio si attesta su + 2,1° C. Prendendo come pietra di paragone lo stesso trentennio, il volume delle precipitazioni è stato del +86%, con profonde differenze tra le diverse aree dell'Italia. Nel Nord del paese, ad esempio, l'incremento è stato del +160%, rendendo il primo mese di quest'anno il terzo più piovoso dell'Italia settentrionale.

Contestualmente ai rilevamenti in superficie, il CNR sta studiando anche la temperatura dell'acqua per comprendere l'evoluzione delle correnti sul lungo periodo e prevedere il loro impatto sul clima. Attraverso “Carpet” (Characterizing Adriatic Region Preconditioing EvenTs – campagna oceanografica internazionale a cui partecipa anche l'Ismar-Cnr a bordo dell'Urania dello stesso Centro Nazionale delle Ricerche – gli studiosi stanno studiando le acque dense che dal Nord Atlantico giungono fino al Mediterraneo. Secondo quanto riportato da Sandro Carniel, responsabile scientifico di Carpet,

I dati parlano di una temperatura dell’acqua sul fondo di circa 2° C superiore alla media degli ultimi 30 anni. Questo ha rallentato di molto il ‘rinnovamento’ delle acque, che nel solo gennaio-febbraio 2012, complice un inverno estremamente freddo, aveva invece interessato circa il 60% del volume, stabilendo un record assoluto di densità da quando sono iniziate le misure in Adriatico settentrionale (ovvero circa un secolo). A distanza di soli due anni siamo, per così dire, agli antipodi. È lecito quindi attendersi conseguenze significative sulla circolazione delle acque del bacino (e anche del Mediterraneo Orientale), sul clima della terraferma e un abbassamento dei livelli di ossigeno sul fondo marino già in primavera, a seguito della crescita fitoplanctonica stimolata dai rilevanti apporti fluviali in corso.

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