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Emergenza cormorani, in sei mesi mangiati 2,5 milioni di euro di pesce

In Sardegna è emergenza cormorani. Questi uccelli, in soli sei mesi, hanno mangiato pesce per un totale di 2,5 milioni di euro danneggiando il lavoro dei pescatori locali.
A cura di Zeina Ayache
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Cormorano
Cormorano

I cormorani sono sotto accusa da parte dei pescatori sardi a causa del loro appetito che, secondo le ultime stime, li porterebbe a nutrirsi di 310 grammi di pesce ogni giorno, per 9,3 kg al mese, che si traducono in più di 2,5 milioni di euro di cibo ‘perso’ in sei mesi. Secondo gli addetti ai lavori, i cormorani dovrebbero essere considerati una vera e propria calamità naturale visti i danni provocati dalla loro all’attività ittiocolturale e alla vita stessa dei pesci nei mari.

Sono infatti 12 mila i cormorani che preoccupano la zona di Oristano dove Coldiretti e Uecoop si sono riunite per pensare ad un piano utile a limitare i danni provocati da questi uccelli. L’attività predatoria dei cormorani stressa pesantemente la vita marina poiché è talmente intensa da non permettere la crescita, lo sviluppo e la riproduzione delle specie di cui si nutrono. In pratica, pescando anche i più giovani, gli uccelli riducono pericolosamente la quantità di pesce a disposizione degli esseri umani. I cormorani non si limitano alle specie di pesce pregiate, ma mangiano anche quelle specie-foraggio che dovrebbero fungere da pasto per le prime, rendendo ancor più negativo il loro impatto sul settore ittico.

Per il momento, gli strumenti utilizzati per allontanare gli uccelli sono dei dissuasori, come una rete anti-uccello e i cannoni a salve. La prima ha il difetto di essere costosa e poco ecologica, visto l’alto rischio di coinvolgere anche altri uccelli che vi rimangono intrappolati. Anche i secondi, i cannoni a salve, sono costosi, poiché richiedono l’utilizzo di un motoscafo per lo spostamento, e inefficaci, i cormorani infatti sono animali intelligenti che comprendono in fretta l’inefficacia degli spari a salve.

L’ultima soluzione proposta riguarda l’abbattimento controllato del 10% della specie, attività questa già sperimentata in passato in altre Regioni italiane che dovrebbe essere controllata dalle guardie forestali.

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