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Effetto stereotipi: l’apparenza inganna davvero il nostro cervello

I ricercatori hanno scoperto che gli stereotipi riescono a modificare la nostra percezione visiva al punto da far credere al nostro cervello che ciò che stiamo vedendo sia diverso dalla realtà.
A cura di Zeina Ayache
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Gli stereotipi influenzano la nostra percezione visiva e l'apparato visivo del nostro cervello, questo è quanto sostengono i ricercatori della New York University. Studi passati hanno già dimostrato che gli individui, approcciandosi per stereotipi, tendono a considerare le persone “nere” più pericolose rispetto a quelle bianche, senza un reale motivo. Il nuovo studio della New York University, intitolato “Neural pattern similarity reveals the inherent intersection of social categories” e pubblicato su Nature Neuroscience, compie un passo in avanti rispetto al passato e analizza cosa avviene nel nostro cervello quando ragioniamo (inconsciamente) per stereotipi.

Gli stereotipi
L'esperimento
I risultati
Cosa accade nel cervello
Conclusioni

In un'ottica di apertura e uguaglianza, gli stereotipi sono la peggior forma di pregiudizio che ci limita nell'approccio con gli sconosciuti. Se in alcuni casi, a livello adattativo (sopravvivenza), avere un preconcetto può essere utile, ad esempio “una persona con un coltello in mano alzato verso di noi è pericolosa”, in altri è però limitante. Ma perché ogni volta ci ritroviamo a ragionare per stereotipi?

Per capirlo i ricercatori hanno effettuato due test basati sul mouse-tracking, una tecnica cioè che utilizza il movimento inconscio della mano del soggetto sul mouse alla vista di un'immagine in seguito alla quale deve cliccare sulle categorie proposte (genere, etnia, emozione del volto). Nel frattempo hanno monitorato l'attività cerebrale attraverso fMRI, risonanza magnetica funzionale, per comprendere come si comportasse il cervello.

I dati raccolti hanno dimostrato che, al di là delle categorie scelte, il movimento iniziale inconscio del mouse dimostrerebbe l'esistenza di stereotipi. Per intenderci, il primo movimento involontario della mano sul mouse mostrava che, tendenzialmente, i partecipanti ritenevano le persone nere “arrabbiate”, le donne “felici”, le donne nere “uomini”, anche se l'espressione del volto o l'immagine non ne giustificavano la scelta.

Lo stesso discorso ha ottenuto un riscontro nell'attività cerebrale dove l'fMRI ha mostrato un'attivazione del sistema visivo, nello specifico della circonvoluzione fusiforme, una regione coinvolta nel riconoscimento visivo dei volti. Ad esempio, alla vista di un volto “nero” si attivava la stessa regione cerebrale coinvolta nel riconoscimento di un volto “arrabbiato”.

In conclusione, lo studio dimostra che effettivamente gli stereotipi con i quali cresciamo riescono a modificare la nostra percezione visiva e quindi come vediamo il volto delle persone. L'obiettivo adesso è comprendere se sia possibile intervenire per ridurre o eliminare i pregiudizi inconsci.

[Foto copertina di noyadesign]

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