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Ecco il primo robot che decide da solo se ferire un essere umano

Alexander Reben ha creato un robot che infrange la prima legge della robotica che dovrebbe impedire alle macchine di poter fare fare del male agli esseri umani.
A cura di Zeina Ayache
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È stato realizzato il primo robot che sceglie autonomamente se ferire un essere umano. “Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, un essere umano riceva danno”, questa è la prima legge della robotica di Isaac Asimov che, come è facile intuire, è stata infranta proprio dal robot appena costruito. L'opera è di Alexander Reben di Berkeley, in California, che, con il suo robot, si propone di aprire un nuovo dibattito sui pericoli relativi alla tecnologia e a come questa si stia evolvendo con il passare degli anni.

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La macchina da lui costruita non è pericolosa, in quanto lo strumento con cui ferisce è un ago che provoca un dolore simile a quello di una puntura, ma ha comunque le potenzialità per diventarlo. Non è tutto però. Questo robot infatti non solo ferisce gli esseri umani, ma decide anche contro quali schierarsi. In pratica posizionando il dito nell'apposito sostegno, il robot percepisce la presenza umana e, a seconda della sua volontà, colpisce o meno la persona con l'ago.

Ovviamente Reben, con la sua creazione, non ha scopi bellici, ma vuole sollevare una questione importante: quale è la nostra relazione con il mondo della robotica? Negli ultimi anni è cresciuta la paura dei robot capaci di ucciderci e farci del male, così come è aumentata l'ansia relativa all'intelligenza artificiale. Il problema, secondo Reben, è che questi argomenti vengono visti come tabù quando invece bisognerebbe iniziare ad approfondirli prima che diventino realtà. L'idea è dunque quella di comprendere che se è vero che nel nostro presente non sono state create macchine che intenzionalmente feriscono gli esseri umani, non significa che ciò non possa accadere in futuro.

Insomma, le leggi della robotica di Asimov, pensate per garantire l'obbedienza delle macchine, potrebbero venire infrante in qualsiasi momento e noi dobbiamo essere preparati ad affrontare quel giorno.

[Foto copertina di Alexander Reben]

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