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È colpa del tuo orologio interiore se sei sempre in ritardo: non sa calcolare i tempi

Puntuale o ritardatario, non è ‘merito’ o ‘colpa’ tua, ma del tuo cervello: ecco come la memoria e l’età possono influenzare la nostra capacità di calcolare i tempi.
A cura di Zeina Ayache
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Essere ritardatari o puntuali è una questione di memoria, di orologio interiore e di età, questo è quanto sostengono i ricercatori della Washington University in St. Louis che sul Journal of Experimental Psychology: General hanno pubblicato lo studio intitolato “Why are you late? Investigating the role of time management in time-based prospective memory” ci spiegano come mai con il passare del tempo diventiamo più o meno capaci di presentarci agli appuntamenti all'orario previsto.

Gli scienziati hanno scoperto che giovani e adulti organizzano il loro tempo per fare in modo di essere puntuali in maniere differenti: i primi fanno affidamento su fattori esterni mentre i secondi si fidano del loro orologio interiore. Ma partiamo dall'esperimento, che è stato suddiviso in due parti. Per la prima parte del test a 36 studenti e 34 adulti è stato chiesto di eseguire un quiz e calcolare, senza orologi a disposizione, il tempo necessario per completarlo. Il quiz durava per tutti 11 minuti, alcuni come sottofondo avevano quattro brani musicali brevi, altri due brani lunghi e altri solo il silenzio.

Nella seconda parte del test, agli stessi partecipanti sono stati assegnati 20 minuti di tempo per completare un puzzle e rifare il quiz: l'obiettivo era osservare chi e come sarebbe riuscito a calcolare il tempo a disposizione per fare il puzzle considerato quello precedentemente stimato per il quiz. Tutti i partecipanti avevano a disposizione un orologio durante la parte di test con il puzzle.

Dai dati ottenuti è risultato che:

  • i partecipanti adulti avevano ignorato la musica di sottofondo per affidarsi unicamente al loro orologio interiore, questo li ha portati a calcolare tempi troppo lunghi e metterci poco più del necessario. Anche quando potevano guardarlo, gli adulti hanno fatto raramente affidamento sull'orologio a disposizione
  • i partecipanti giovani che avevano ascoltato i brani lunghi, hanno calcolato i tempi in maniera simile agli adulti, pur guardando più spesso l'orologio
  • i partecipanti giovani che avevano ascoltato i brani bravi, hanno calcolato tempi più stretti terminando il quiz prima del previsto e hanno guardato spesso l'orologio.

Questo cosa ci dice? Innanzitutto che non è vero che con l'età diventiamo necessariamente più lenti e poi che adulti e giovani intendono il tempo diversamente: i primi si basano sulla memoria e le esperienze passate per calcolare i tempi necessari per quelle future, mentre i giovani, forse più abituati al multitasking, tendono a cercare fuori da loro il timer.

Lo studio si basa sul concetto di memoria prospettica basata sul tempo ed è quella cioè che ci permette di raggiungere una persona all'orario prefissato. Questa memoria dunque è influenzata dal ricordo che noi abbiamo del tempo necessario: se il nostro cervello riesce a calcolarlo adeguatamente, mettendo in conto anche gli imprevisti, siamo puntuali, altrimenti siamo destinati ad essere in ritardo.

[Foto di saragiampietro]

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