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Dalle staminali la speranza di restituire la vista

Gli interventi eseguiti negli Stati Uniti su due pazienti affette da diverse forme di maculopatia hanno dato risultati positivi, per il momento, incoraggiando ulteriormente gli scienziati verso la ricerca sulle cellule staminali.
A cura di Nadia Vitali
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Gli interventi eseguiti negli Stati Uniti su due pazienti affette da diverse forme di maculopatia hanno dato risultati positivi, per il momento, incoraggiando ulteriormente gli scienziati verso la ricerca sulle cellule staminali.

I primi risultati sono assolutamente incoraggianti, anche se siamo ancora estremamente lontani da una vera e propria terapia: dalle cellule staminali, tuttavia, giunge una nuova speranza, quella di poter restituire la vista. A tredici anni di distanza dalla scoperta delle staminali embrionali umane, una ricerca, i cui brillanti risultati sono stati pubblicati dall'autorevole rivista scientifica The Lancet, dimostrerebbe che il trapianto di staminali sull'uomo non comporterebbe rischi.

La sperimentazione è avvenuta su due donne affette da diverse patologie degli occhi: la più anziana, settant'anni d'età, con una maculopatia senile; la più giovane, di cinquant'anni, colpita da sindrome di Stargardt, forma ereditaria di degenerazione maculare che, normalmente, inizia a manifestarsi tra l'infanzia e la pubertà; entrambe sono considerate legalmente cieche. A quattro mesi di distanza dall'impianto di staminali, le pazienti avrebbero riportato dei significativi miglioramenti.

Il trattamento prevede il prelievo di cellule in buono stato di salute da un embrione umano; le staminali vengono poi manipolate in modo da moltiplicarsi andando a costituire le cellule che rivestono la zona posteriore dell'occhio, ovvero la retina. Iniettando queste cellule in ciascun occhio affetto da disturbi, gli esperti mirano a curare patologie per le quali, al momento, non esiste alcuna terapia, quale è appunto la sindrome di Stargardt, una delle principali cause di cecità tra i giovani.

Non è il primo trial del genere ad essere iniziato negli Stati Uniti ma, per il momento, solo il primo ad essere portato a termine; l'occhio, normalmente, viene favorito in questo tipo di studi perché non produce grandi risposte immunitarie. I tempi perché trattamenti di tale genere possano dirsi assolutamente efficaci e totalmente privi di effetti collaterali indesiderati saranno ancora piuttosto lunghi. Ma le prime risposte, senza dubbio, lasciano ben sperare.

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