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Dalla Svizzera l'accusa: l'Italia mentirebbe sulle quantità di gas serra prodotti

L’ammontare annuale dei gas serra prodotti dal nostro paese e non dichiarati ufficialmente è stato stimato, dagli studiosi svizzeri, compreso tra le 270 e le 630mila tonnellate: l’equivalente delle emissioni annue di anidride carbonica di una città di 75mila abitanti.
A cura di Nadia Vitali
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Non sono pochi i paesi che, non attenendosi alle norme stabilite in materia di emissioni di gas serra nell'atmosfera, dichiarano di produrre quantità di sostanze pericolose per l'ambiente assai inferiori a quelle reali. Esempio su tutti la Cina, in cui questi argomenti sono protetti dal segreto di stato, che purtroppo non si trova ad essere un'eccezione; anche il nostro bel paese, ad esempio, sembra preferire un buon occultamento della verità, riguardo al discorso.

Una pesante accusa, infatti, giungerebbe dal confine elvetico: precisamente dai laboratori federali svizzeri di scienza dei materiali e tecnologia, organismo ufficiale del governo, un polo di ricerca interdisciplinare chiamato Empa. Tramite una stazione di ricerca posta ad oltre 3000 metri di altezza sulla Jungfrau, utilizzando un gascromatografo spettrometro di massa, uno tra gli strumenti analitici più avanzati per individuare e quantificare sostanze, il cui nome è Medusa, è stato possibile non solo localizzare i gas presenti nell'atmosfera, ma anche la loro zona di provenienza. Da qui il dito puntato contro l'Italia.

Ad esempio, confrontando i rapporti del paese con i risultati delle ricerche, è risultato che l'Italia emette, dalle 10 alle 20 volte in più di quanto dichiara, un particolare tipo di gas serra la cui potenzialità è quindicimila volte maggiore a quella dell'anidride carbonica e che ha una durata nell'atmosfera pari a 270 anni: si tratta del trifluorometano, o Hfc-23 che, assieme ad altri idrocarburi alogenati, dovrebbe essere presente in misura di gran lunga minore, se ci si attenesse ai dati forniti dal nostro paese.

Nel 2008, anno in cui sono iniziate le ricerche durate due anni di accurato lavoro, erano stati individuati i sei impianti dell'Europa Occidentale che producono Hcfc-22, di cui l'Hfc-23 è un sottoprodotto della lavorazione: due in Germania, uno in Inghilterra, uno in Francia, uno in Olanda, uno in Italia, nei pressi di Milano. Proprio da questi ultimi due provengono le maggiori percentuali riscontrate del terribile gas, che produce effetti devastanti sul clima e non solo, portando gli Svizzeri ad affermare che l'Europa occidentale emette il doppio di trifluorometano di quanto dichiara ufficialmente, con Francia e Germania più precise nei propri rapporti e l'Italia che avrebbe un esubero compreso tra le 270 e le 630mila tonnellate. Che, rivelato solo grazie agli strumenti, è tuttavia attorno a noi: assieme a tanti altri veleni designa le sorti delle nostre vite e del nostro pianeta, in nome di una produzione che sia sempre il meno corretta possibile.

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