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Dal cane al cervello di scimmia, ecco le abitudini culinarie carnivore più criticate

Le tradizioni culinarie possono lasciare sorpresi, soprattutto quando si parla di carne. Dal cane al cervello di scimmia, ecco quali animali appassionano i palati degli essere umani nel mondo.
A cura di Zeina Ayache
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Si sa che ogni Paese ha le proprie tradizioni e, per quanto riguarda quelle culinarie, spesso si rimane interdetti o quanto meno sorpresi se non, capita, addirittura schifati di alcune di esse. Ci sono infatti luoghi nel mondo in cui le popolazioni locali si cibano di alimenti che, ad altri, appaiono disgustosi se non incomprensibilmente commestibili. Ma dietro un gusto si nascondono tradizioni, luoghi comuni o semplici punti di vista differenti.

Il migliore amico dell'uomo in un piatto

Gli animalisti cinesi combattono contro il consumo di carne di cane
Gli animalisti cinesi combattono contro il consumo di carne di cane

Una fra le scelte culinarie che più sconvolge il mondo occidentale è quella della carne di cane, tipicamente cinese. Celebre è il Festival della carne di cane che si tiene il 21 giugno a Yulin. In questa occasione centinaia sono i 4 zampe che vengono uccisi e venduti alla popolazione locale che accorre numerosa. Sempre più sono gli attivisti cinesi che ogni anno si battono per la cancellazione del festival e per un cambio della legge nazionale che ne permette il consumo, ma non tutti sembrano essere d'accordo. La carne di cane fa parte ormai della tradizione culinaria cinese, era infatti già nel menu ai tempi di Confucio, 551 a.C., e il suo consumo nasceva a causa di una scarsità di alimenti sul territorio. Successivamente alla carne di cane fu attribuito un valore ‘spirituale/medico' che la vorrebbe in grado di migliorare la circolazione del sangue e dell'energia Yang, la polarità positiva complementare e opposta allo Ying, negativo. Fido viene servito non solo in Cina, ma anche in Corea e in Vietnam. Dalle nostri parti sconvolge l'idea di mangiare quello che è il migliore amico dell'uomo da almeno 15.000 anni. Per quanto gli occidentali siano onnivori, non riescono comunque ad accettare l'idea di nutrirsi della carne di un individuo che sarebbe in grado di tenergli compagnia, con il quale condividono lo stesso tetto e verso il quale provano sentimenti di affetto che lo mettono sotto una luce diversa, conferendogli uno status sociale diverso da quello che viene invece attribuito alle mucche, alle capre o ai polli. In sostanza viene da pensare che alcuni animali, come il cane e il gatto, siano stati eletti ad animali ‘migliori' o ‘superiori', premiati per gli anni di fedeltà che ci hanno dimostrato da quando sono entrati nelle nostre abitazioni.

Zuppa di pinne di squalo

Un altro alimento cinese che non gode dei favori degli animalisti è la zuppa di pinne di squalo, una ricetta antica che risale alla dinastia Ming. Questa pietanza, tendenzialmente insapore secondo i racconti di chi ha avuto modo di assaggiarla, viene consumata principalmente in occasione di banchetti o feste nuziali, ma anche a Capodanno, poiché rappresenta un alimento di lusso da sfoggiare di fronte ai propri ospiti. Oltre al suo valore ‘sociale', poiché il sotto testo della sua presenza sul menu di un evento privato è proprio quello di evidenziare l'agio e la classe sociale, considerato il suo prezzo (più di 100 dollari per una ciotola di zuppa), questa ‘prelibatezza' porterebbe vantaggi al corpo: la cartilagine di cui è composta la pinna aiuterebbe a previnire il cancro oltre ad essere un afrodisiaco naturale. Se entrambe le teorie sembrerebbero essere state sfatate, anzi un consumo eccessivo sarebbe la causa di sterilità negli uomini visto l'alta percentuale di mercurio contenuta proprio in questo alimento, rimane ancora in piedi quella della cartilagine come antiinfiammatorio naturale, ma da sola non spiega comunque la crudeltà della pratica impiegata per la ‘caccia delle pinne'. Questa infatti, chiamata ‘finning', prevede il taglio della pinna quando lo squalo è ancora vivo. Il resto del corpo dell'animale non interessa ai cacciatori di pinne e viene gettato in mare dove probabilmente morirà poiché non in grado di nuotare. I numeri di questa caccia fanno venire i brividi, basti pensare che, nell'ultimo anno, 100 milioni sono stati gli squali che hanno subito queste mutilazioni.

Pinne di squalo anti tumorali: verità o leggenda?
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Cervello di Scimmia

Rimaniamo ancora in Cina per un alimento che lascia perplessi sia per il gusto che per il modo in cui viene servito. Sto parlando del cervello di scimmia mangiato per le sue proprietà benefiche contro l'impotenza. Una scelta culinaria che sa più di mito e leggenda che di realtà, ma che comunque compare sempre nell'elenco degli ‘orrori da gustare'. Dalle nostre parti i racconti riguardanti questo alimento risalgono all'uscita del film “Indiana Jones” che, in una celebre scena, mostra una cena cui menù appare piuttosto eccentrico, tra i piatti serviti compare appunto il cervello di scimmia.

A caccia di Flipper

Serie tv e film ce lo hanno sempre raccontato come un animale paragonabile al cane, un amico fedele e affettuoso, un compagno di avventure, eppure il delfino, così come Fido, ad alcuni piace in un senso più culinario che affettivo. Il suo consumo è prevalente nei paesi artici e in Giappone, dove anche la balena viene particolarmente apprezzata, ma non scandalizziamoci perché l'Italia non è innocente in questo caso. In Liguria e in Sardegna è infatti conosciuto un piatto chiamato ‘Mosciamme' a base proprio di delfini (filetto salato ed essiccato). Per quanto da noi la caccia del delfino sia illegale, esistono comunque ancora ristoranti nei quali è possibile trovarlo, ovviamente sotto falsa identità e servito solo ai clienti più ‘fedeli'. Proprio nelle scorse settimane in Giappone è riaperta la caccia ai delfini e andrà avanti fino a marzo, quando la conta degli animali uccisi arriverà a migliaia.

Una triste sorte attende i delfini
Una triste sorte attende i delfini

Non solo Fido… buon appemicio!

Al Festival della Carne di cane cinese non troviamo solo Fido, è possibile infatti acquistare anche i gatti. I cinesi però non sono gli unici ad andar ghiotti di Micio, anche in Italia il consumo di questo animale domestico è ancora ben radicato nella tradizione culinaria locale. Secondo AIDDA (Associazione Italiana Difesa Animali e Ambiente) nel 2011 6.000 sarebbero stati gli esemplari di gatti mangiati dagli italiani, per quanto la legge ne vieti l'uccisione e il consumo. Ci sono alcune regioni d'Italia (Veneto, Lombardia, Emilia Romagna e Piemonte) in cui però non sembrerebbero essere pronti a rinunciare a tanta bontà, anche se si direbbero davvero pochi gli italiani amanti di questa pietanza. Ma perché mangiare i gatti? Probabilmente per sapore e per tradizione, mancano infatti prove a sostegno di eventuali benefici più o meno scientifici. Come per il cane, anche per il gatto in Occidente il trasporto emotivo e il legame stretto che ormai si è instaurato ne rende difficile il consumo. È come se mangiare un gatto facesse emergere in noi un senso di cannibalismo più che di carnivorismo, rendendolo quindi un vero e proprio tabù.

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