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Cosa sta accadendo a Venezia e in che modo

Le osservazioni dei satelliti hanno consentito di stabilire i diversi apporti di natura e uomo nel processo di subsidenza della città lagunare.
A cura di Nadia Vitali
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Bella e fragile, Venezia assiste ogni anno al proprio progressivo abbassamento che, lento ed inesorabile, è il risvolto drammatico dell'incantevole laguna che ha fatto della città uno dei patrimoni più preziosi al mondo: un movimento che è stato possibile stimare e valutare come compreso tra i 2 e i 10 millimetri all'anno. A rivelare questo dato, frutto di un lungo lavoro che si è avvalso delle osservazioni satellitari di ben due decenni, è un articolo pubblicato da Nature nel quale tre ricercatori italiani illustrano i risultati del proprio studio su un fenomeno rispetto al quale, come è noto, è stato progettato un sistema apposito di paratoie mobili posizionate alle bocche di porto (il MOSE) la cui realizzazione definitiva, prevista per il 2016, dovrebbe risolvere un problema secolare.

La subsidenza di Venezia ha, chiaramente, origine geologica ma la componente antropica ha finito per apportare un contributo determinante nell'ultimo secolo: questo è quanto avrebbero rilevato grazie alle proprie ricerche Luigi Tosi e Pietro Teatini, dell'Istituto di Scienze Marine del CNR presso Padova, e Tazio Strozzi della GAMMA Remote Sensing AG di Gümligen, in Svizzera. Nella fattispecie questo significa che nell'arco del ‘900 Venezia è scivolata verso il basso di ben 25 centimetri, anche se presumibilmente 15 di questi erano attribuibili alla pratica del pompaggio delle acque sotterranee che, negli anni '70, è stata interrotta. Ciononostante, l'impatto dell'uomo sull'abbassamento ed innalzamento della città lagunare persiste: se, infatti, Venezia perderebbe in altezza tra gli 0,6 e gli 1,6 millimetri ogni anno, a questo spostamento vanno aggiunti i temporanei movimenti che, secondo i rilievi, sarebbero causati prevalentemente dalle attività di conservazione e restauro del patrimonio edilizio ed infrastrutturale e localizzati proprio nell'area del centro, il cuore antico di quella meraviglia dell'uomo che vive quotidianamente la propria missione di sfidare il tempo e regalarsi ai posteri. Tutti i lavori che interessano gli edifici storici, così come la manutenzione ordinaria volta a preservare le funzioni di muraglioni o a ripulire i canali grazie al prosciugamento, arrecano delle "deformazioni" quantificabili in circa 10 millimetri l'anno ma che, tuttavia, sono temporanee: quando i lavori si concludono, il suolo riacquista lentamente la sua originaria altezza e consistenza.

Per comprendere il valore di ciascuna singola componente nell'impatto sulla città lagunare, gli studiosi hanno esaminato i dati provenienti dallo spazio ed ottenuti grazie ad ERS (European Remote-Sensing) ed Envisat (Environmental Satellite) entrambi sviluppati dall'ESA e in orbita rispettivamente dal 1991 e dal 2002: gli occhi scrutatori dei due satelliti sono stati utili a cogliere i mutamenti nel lungo termine, attribuibili principalmente a motivazioni naturali. I satelliti radar COSMO-SkyMed (Constellation of small Satellites for Mediterranean basin Observation) dell'Agenzia Spaziale Italiana e TerraSAR-X, sviluppato e messo a punto dall'Agenzia Aerospaziale Tedesca, hanno invece consentito di monitorare gli abbassamenti e gli innalzamenti nella breve durata, presumibilmente collegati all'impronta antropica. In particolare, tali fenomeni interesserebbero soprattutto i punti più deboli del centro, ossia quei margini dei canali principali che subiscono un moto ondoso che, di anno in anno, si fa più intenso, contribuendo all'erosione: quando Venezia crebbe e prosperò in tutto il suo fascino, nessuno pensava alle imbarcazioni a motore che un giorno sarebbero giunte, sempre più numerose ed aggressive per il delicato equilibrio di quel gioiello galleggiante.

I satelliti hanno consentito inoltre di constatare come l'imponente struttura del MOSE non influisca negativamente sul centro storico, sebbene si trovi a pochissimi chilometri da esso. È stato inoltre possibile verificare come i piccoli interventi in loco messi in atto con l'obiettivo di contrastare la subsidenza sembrerebbero aver avuto degli effetti concreti ed immediati: micropali, ancoraggi ed iniezioni di materiali nei terreni ad alte pressioni per consolidarne la struttura, hanno portato il centro a diventare un po' più stabile negli ultimi cinque anni, in attesa che i grandi lavori per la messa in sicurezza definitiva della città siano portati a compimento. Insomma, a quanto pare, il canto del cigno per Venezia è ancora ben distante: purché ci si ricordi che il centro affiora ad appena 90 centimetri dal livello medio delle acque e, quindi, che non è mai il caso di abbassare la guardia, soprattutto con la minaccia dell'innalzamento del mare conseguente al riscaldamento globale.

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