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COP21: che cos’è e a cosa serve la Conferenza delle Parti dell’UNFCCC

A Parigi si svolge il COP21, la 21esima edizione della Conferenza delle Parti nata dalla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici per trovare un accordo mondiale utile a limitare i danni provocati dall’essere umano, responsabile dell’inquinamento globale e dell’innalzamento delle temperature.
A cura di Zeina Ayache
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In questi giorni si parla di molto di “COP21” a Parigi, ma di cosa si tratta? Iniziamo con il dire che COP21 è l'acronimo di Conference of the Parties, in italiano Conferenza delle Parti, che nel 2015 giunge alla sua 21esima edizione, in quanto il primo COP si è tenuto nel lontano 1995 a Berlino. Questa lunga serie di incontri, che quest'anno si terranno dal 30 novembre all'11 dicembre a Parigi, è parte della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici, in inglese United Nations Framework Convention on Climate Change da cui l'acronimo UNFCCC, che invece è stata formalizzata nel 1992 a Rio de Janeiro dove ha preso il più conosciuto nome di Summit della Terra e ha visto la partecipazione di 195 Paesi.

Summit della (per la) Terra

Era il 1992 quando la Nazioni aderenti hanno deciso di firmare un accordo, conosciuto come Protocollo di Kyoto, adottato dal 1997 ed entrato in vigore nel 2005, il cui obiettivo era preservare la Terra dagli stessi esseri umani ritenuti i responsabili dei cambiamenti climatici e dell'innalzamento delle temperature. In questa prima occasione di incontro si decise dunque di stabilire il tetto massimo di emissioni di gas serra vincolanti per i Paesi sviluppati che si impegnavano a ridurre il loro impatto sull'ambiente. Da allora, ogni anno, a partire appunto dal 1995, i Paesi partecipanti si sono riuniti per verificare quanto realizzato e decidere come intervenire considerando gli aggiornati sviluppi tecnologici.

Riscaldamento globale: perché +2°C?

Parlando di cambiamenti climatici e riscaldamento globale forse non ci rendiamo conto della situazione attuale della Terra. Il generale innalzamento delle temperature sta portando molte specie animali ad essere inserite nell'elenco delle specie a rischio estinzione e molte altre ad essere ormai estinte. Allo stesso tempo, allo scioglimento dei ghiacciai ne consegue l'innalzamento del livello del mare che, come facilmente intuibile, va ad influenzare la vita costiera dei Paesi più suscettibili. Per intenderci, noi esseri umani siamo i responsabili della “sesta estinzione di massa” che può essere rallentata unicamente agendo sui noi stessi a livello globale e quindi riducendo l'inquinamento. Considerando l'attuale situazione, se nulla dovesse modificarsi, entro fine secolo potremmo vivere in un ecosistema con temperature più alte di 4,5/6 gradi rispetto ad ora. Le conseguenze sarebbero devastanti. L'obiettivo massimo a cui si punta con il COP21 è quello di un incremento di 2 gradi. Ma come è possibile? Riducendo le emissioni del 70% entro il 2050. Ad oggi, se al termine del conferenza di Parigi non dovessimo raggiungere un accordo tra i Paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo (Cina e India), ci troveremmo ad un punto di non ritorno.

100 miliardi per salvare la Terra

Per agevolare il Paesi in via di sviluppo e aiutarli a realizzare infrastrutture e fabbriche adatte all'obiettivo del COP, i Paesi industrializzati hanno accettato di raccogliere 100 miliardi tra il 2009 e il 2020. Nel 2014 la cifra raccolta era di 62 miliardi, un totale che rende plausibile il raggiungimento dell'obiettivo entro i prossimi 5 anni.

Seguite su Fanpage.it gli aggiornamenti in tempo reale del COP21 di Parigi.

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