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Come intervenire sul cervello può cambiare il comportamento

I ricercatori hanno alterato il comportamento di alcune formiche modificandone il ruolo all’interno della comunità. Per riuscirci, sono intervenuti direttamente sull’epigenetica. Cosa significa?
A cura di Zeina Ayache
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Cosa accadrebbe alla nostra società se potessimo intervenire durante le fasi di sviluppo di un bambino modificandone il comportamento per sempre? Non si tratta di fantascienza o di film su un futuro improbabile: questa è epigenetica. I ricercatori dell'American Association For The Advancement Of Science hanno testato le potenzialità di questa branca della biologia molecolare e, come spiegato all'interno dello studio intitolato “Epigenetic (re)programming of caste-specific behavior in the ant Camponotus floridanus” e pubblicato su Science, hanno dimostrato come eventuali modifiche apportate all'epigenetica di una formica possano influenzare il comportamento stesso dell'animale.

Ma cos'è l'epigenetica? Con questo termine si indica un processo all'interno del quale i fattori ambientali riescono ad influenzare il DNA e i meccanismi attraverso i quali questo viene trascritto e tradotto all'interno delle proteine. In pratica si intendono i cambiamenti che possono alterare il fenotipo (morfologia, comportamento), ma non il genotipo (i geni che compongono il DNA). Chiarito questo aspetto possiamo tornare allo studio.

I ricercatori americani hanno voluto testare le possibilità offerte dall'epigenetica intervenendo sulle colonie di formiche che hanno costruito la propria solidità sulla specializzazione dei ruoli, come le formiche Camponotus floridanus, conosciute anche come “formiche carpentiere”. Queste infatti si distinguono in due macrogruppi: quelle più piccole che procacciano il cibo e quelle più grandi che difendono il territorio e le compagne (i soldati per intenderci).

A livello genetico, queste formiche sono molto simili, ciò che le distingue è invece l'epigenetica, che conferisce loro il ruolo ricoperto nel gruppo. Nello specifico, ad influenzare il comportamento delle procacciatrici è la modifica chimica dell'istone H3 (H3K27ac).

Consapevoli dell'importanza di questo istone, gli scienziati ne hanno alterato la produzione intervenendo sul cervello delle formiche più grandi in giovane età. 30/50 giorni dopo il trattamento, i ricercatori hanno notato che il comportamento delle formiche più grandi era diverso, tendevano infatti a procacciare il cibo e non a difendere le compagne.

I risultati ottenuti erano più evidenti nei soggetti più giovani. Studi futuri ci permetteranno di capire se questa scoperta possa avere riscontri anche sull'essere umano.

[Foto copertina di Wikipedia.org]

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