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Chi era Oliver Sacks

L’esploratore della mente che amava scrivere ha consentito anche ai “profani” di entrare in un mondo altrimenti sconosciuto.
A cura di Nadia Vitali
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Conoscere la mente umana – quell’insondabile mistero in cui pochi sono riusciti ad introdursi – non significa anche essere in grado di saperla raccontare, in una maniera in cui tutti siano in grado di comprenderla: Oliver Sacks sapeva fare entrambe le cose e le ha fatte nel corso della sua intera esistenza, conclusasi all'età di 82 anni dopo una malattia con cui ha dovuto convivere consapevolmente durante i suoi ultimi mesi.

Il poeta laureato della medicina contemporanea

Con entusiasmo si era prima dedicato alla professione di neurologo, dopodiché aveva iniziato a narrare con la medesima passione e in maniera altrettanto brillante cosa accadeva nella propria esperienza con i pazienti neurologici, divenendo «una specie di poeta laureato della medicina contemporanea», secondo una definizione che per lui coniò il New York Times negli anni novanta.

Lo stesso NYT sceglie oggi per lui la definizione di uomo delle contraddizioni: «schietto e prudente, gregario e solitario, professionale e compassionevole, scientifico e poetico, britannico e quasi americano». Sì, perché il professor Sacks era partito dalla Gran Bretagna per ragioni legate alla propria carriera ed era giunto in America dove è rimasto fino alla fine.

Risvegli

Negli Stati Uniti aveva iniziato a lavorare, nel 1966, presso il Beth Abraham Hospital del Bronx con un gruppo di pazienti che erano stati colpiti da encefalite letargica: una patologia infiammatoria che colpisce l’encefalo e che, sotto forma di pandemia, aveva colpito inizialmente l’Europa centrale per poi estendersi a tutto il mondo tra il 1915 e il 1920.

I sopravvissuti a quel male si presentavano come catatonici e chiusi in se stessi da decenni, con sintomi analoghi al Parkinson estremo: Oliver Sacks osservò le diverse reazioni alle cure e ai trattamenti a cui venivano sottoposti i malati, in particolare con un farmaco che all'epoca iniziava ad essere individuato come possibile risposta alla malattia di Parkinson, il levodopa, e che ancora oggi è usato per il trattamento di questa patologia. Lentamente il professore assisteva a come alcuni dei pazienti sembrassero parzialmente riemergere e tornare ad un mondo che non riconoscevano: un’esperienza che lo segnò profondamente, descritta in quella che è l’opera che lo rese celebre come scrittore, Risvegli.

Un viaggio nelle menti di individui che sembrano aver perso la cognizione di se stessi: del resto, in uno dei suoi libri, Sacks ammetteva che gli piaceva immaginarsi come un esploratore. «Ho percorso molti strani, territori neuropsicologici, i più distanti poli e tropici del disordine neurologico».

La gioia dello scrivere

Amava scrivere, probabilmente sopra ogni cosa: il suo era il talento di un narratore nato, così come tipica degli scrittori era la sua esigenza di riempire pagine. Chi non ne apprezzava totalmente il lavoro ne criticava principalmente il fatto di aver preferito la carriera letteraria a quella medica.

Tuttavia non si può negare come la sua attività divulgativa infaticabile abbia aperto anche le menti dei “profani” su temi particolarmente interessanti: dei propri pazienti, ad esempio, Sacks descrive i sintomi della sindrome di Tourette così come della sindorme di Asperger, rendendo note al grande pubblico queste condizioni cliniche; e poi c'è l'agnosia, un disturbo della percezione che comporta difficoltà nel riconoscere oggetti o persone già note, da cui era affetto il protagonista de L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello.

Del resto, uno dei meriti che viene maggiormente riconosciuto a questo scienziato dalla personalità eccentrica, che in Allucinazioni arriva persino a descrivere gli effetti delle sostanze psicotrope sul proprio stesso cervello, è quello di essersi dedicato alla pratica della narrazione dell'attività medica, seguendo così una tradizione consolidata ma sempre fondamentale, riportando i dettagli dei casi osservati in un tentativo estremo di comunicare quali affascinanti scoperte compiva ogni giorno grazie alla sua attività di "esploratore" della mente.

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