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Carni cancerogene, la nutrizionista: “Noi lo sappiamo dal 2007”

Anna Villarini, biologa esperta di Scienza dell’Alimentazione, spiega: “Noi sappiamo già dal 2007, ma già c’erano studi precedenti, che le carni conservate sono associate a tumore dello stomaco”.
A cura di Davide Falcioni
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E' allarme sul consumo di carne rossa e degli insaccati: dopo l'ufficializzazione dei risultati di una ricerca da parte dell'OMS i consumatori italiani – e non solo – inizieranno a guardare salumi e bistecche con un occhio decisamente diverso dal passato. La possibilità che questi cibi incrementino il rischio di tumori è reale, anche se va specificato che gli effetti sono ancora ben lungi da quelli del consumo di sigarette, oppure dell'inquinamento atmosferico. Sta di fatto che un report dell'Iarc, l'Agenzia internazionale per la ricerca su cancro, non lascia spazio alle interpretazioni: gli effetti cancerogeni di carni rosse e insaccati sono reali e documentati.

Il problema, semmai, è che si sapeva da temo, almeno stando a quanto ha spiegato al Fatto Quotidiano Anna Villarini, biologa esperta di Scienza dell’Alimentazione, Dipartimento di Medicina Preventiva e Predittiva, Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori: "La notizia non è certo nuova – spiega -. Ma certo ci deve preoccupare. Quando la ricerca parla di carni conservate intende salumi, carni in scatola e cotte. Noi sappiamo già dal 2007, ma già c’erano studi precedenti, che le carni conservate sono associate a tumore dello stomaco, sia per la presenza di conservanti che vengono aggiunti che si trasformano in cancerogeni all’interno dello stomaco, sia per la presenza eccessiva di sale che è un fattore di rischio. Quindi, come per gli zuccheri, andiamo a guardare bene gli ingredienti riportati in etichetta e scegliamo quelli che non hanno la presenza di sali di nitrito e di nitrato che si chiamano anche E249, E250, E251, E252". Insomma, gli esperti da tempo sapevano che l'eccessivo consumo di carni rosse poteva far male: inutile nascondere che negli anni l'informazione era penetrata anche nell'opinione pubblica, contribuendo non poco alla "conversione" al vegetarismo di milioni di persone. La novità, dunque, è semplicemente la conferma di studi di almeno 8 anni fa.

L'indicazione della dottoressa Villarini è chiara: "Una carne conservata si può consumare una volta al mese. C’è da poco da scherzare, purtroppo. Il rischio è aumentato e potenziato dalle metodiche di cottura. L’affumicatura, la grigliatura, la braciatura che favoriscono la formazione di sostanze cancerogene. L’affumicatura, sia chimica che naturale, ma anche la brasatura forma ammine eterocicliche e la grigliatura idrocarburi policiclici aromatici che sono tutte sostanze classificate dallo Iarc, l’agenzia internazionale addetta a codificare le sostanze cancerogene in classe A, la più alta cancerogenicità". Insomma, il pericolo è reale e il consiglio, per chi non riesce a farne a meno, è quello di consumare i cibi "incriminati" con abbondanti quantità di verdura che proteggono dal contatto tra sostanze cancerogene e mucosa intestinale.

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