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Campi Flegrei: non svegliate il super-vulcano che dorme

Iniziate le trivellazioni nell’area dei Campi Flegrei per studiare la possibilità di sfruttare l’energia geotermica del super-vulcano. Alcuni scienziati mettono però in guardia da possibili rischi.
A cura di Roberto Paura
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Campi Flegrei

Un paio di anni fa, quando il progetto fu proposto per la prima volta, l’allora sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervolino, non poté fare a meno di storcere il naso. Non tanto per la puzza di zolfo che si sprigiona dai Campi Flegrei, a cui i napoletani dell’area ovest sono abituati. Quanto per l’idea venuta a un gruppo di geologi e geofisici di andare a trivellare la zona per creare un pozzo che possa in prospettiva sfruttare il potenziale geotermico della grande caldera, che costituisce uno dei più vasti e pericolosi super-vulcani presenti al mondo. Roba in confronto al quale il Vesuvio impallidisce. Soprattutto perché nel cratere dei Campi Flegrei ci vivono almeno duecentomila persone.

Rischio catastrofe? – Un paio di giorni fa, è giunto il via libera al progetto, annunciato dal coordinatore Giuseppe De Natale dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Il nuovo sindaco Luigi de Magistris non sembra nutrire gli stessi dubbi della Iervolino: l’idea è buona, si farà. Si chiama “Campi Flegrei Deep Drilling Project”, e il nome è inglese non è per un vizio di esterofilia quanto per il fatto che si tratta di una collaborazione internazionale, che garantisce l’assoluta sicurezza dell’esperimento. Si tratta di realizzare un pozzo “pilota” della profondità di 500 metri che, laddove andasse incontro alle aspettative degli scienziati, sarebbe seguito da un successivo pozzo intorno ai 4 chilometri di profondità. Nel 2010 sulla rivista Science era stata pubblicata l’opposizione di Benedetto De Vivo, geochimico dell’Università di Napoli “Federico II”, secondo il quale la trivellazione potrebbe causare l’aumento dell’attività sismica nella zona – già caratterizzata da frequenti sciami sismici (di bassissima intensità) e soprattutto dal fenomeno del bradisismo, che provoca graduali scivolamenti e innalzamenti del terreno – o addirittura generare un esplosione.

Un super-vulcano ancora attivo – Un’ipotesi, quest’ultima, piuttosto inquietante, se si considera che un’eventuale eruzione dei Campi Flegrei – la cui caldera dorme da millenni – sarebbe molto peggiore di un risveglio del Vesuvio. L’ultima eruzione dei Campi Flegrei risale al 1538 ma fu forse la più lieve della storia del vulcano: avvenne dopo quasi tremila anni di dormienza, e sulla base di quell’evento i vulcanologi ritengono che si possa stare abbastanza sicuri sul fatto che i Campi Flegrei siano destinati a dormire di nuovo a lungo, forse per sempre. Ma le cose potrebbero andare diversamente, secondo il professor De Vivo, se si andasse a infastidire la camera magmatica, che sarebbe situata ad appena 3 chilometridi profondità. “Nessuno può dire quanto brutta potrebbe essere quest’esplosione, ma potrebbe mettere a rischio buona parte della popolazione dei dintorni”, avverte De Vivo.

Operazione senza rischi – Gettano acqua sul fuoco gli esperti del progetto, tra cui Ulrich Harms del German Research Centre for Geosciences di Potsdam: “Non c’è alcun rischio per il pubblico”, chiarisce, ricordando che perforazioni del genere sono avvenute in diverse parti del mondo, con profondità molto maggiori, senza causare esplosioni o comunque improvvise risalite di magma dalla caldera. Il coordinatore del progetto, De Natale, spiega che le prime trivellazioni inizieranno entro pochi mesi nell’area che anni fa ospitava la fabbrica Italsider di Bagnoli. Lì, dove è in atto tra molte polemiche e forti ritardi un progetto di riqualificazione urbana, denominato “Bagnoli Futura”, la trivellazione potrebbe garantire un ritorno economico importante qualora si rivelasse possibile sfruttare commercialmente l’energia geotermica prodotta. Ci vorrà tempo, certo, e almeno un secondo pozzo più profondo, ridimensionato rispetto al progetto originario a 3,5 chilometri. Non solo: secondo De Natale, le informazioni ottenute attraverso la trivellazione permetterà di comprendere più a fondo il fenomeno del bradisismo, rendendo più sicura la vita delle persone che vivono nell’area. Il primo pozzo costerà intorno ai 500mila euro e diventerà un osservatorio sismologico sperimentale capace di rilevare con estrema sensibilità anche il più minimo fenomeno sismico. Un importante progetto scientifico che potrebbe scontrarsi però con le paure della cittadinanza, con le quali potrebbe trovarsi presto a dover fare i conti.

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