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C’è un nuovo Pianeta nano ai margini del Sistema Solare

Oltre la remota orbita di Plutone, si muove un piccolo corpo celeste: il suo nome è 2012 VP113 e la sua presenza ridisegna i confini del nostro Sistema.
A cura di Nadia Vitali
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Un Pianetino è stato individuato oltre il limite fino ad ora conosciuto del Sistema Solare, in una zona dove si credeva che dovesse esserci soltanto il nulla: il nuovo arrivato è stato battezzato 2012 VP113 e la sua scoperta è stata annunciata attraverso un articolo pubblicato da Nature a firma di Chad Trujillo, del Gemini Observatory presso le Hawaii, e di Scott Sheppard, della Carnegie Institution for Science. La sua presenza costituisce un nuovo punto di partenza per ulteriori indagini relative non soltanto alle più remote e misteriose regioni del nostro Sistema, ma anche alla stessa origine di questo: 2012 VP113 si muove, infatti, in una zona che, secondo i modelli degli astronomi, avrebbe dovuto essere vuota.

Negli abissi della nube di Oort

Un Pianeta nano, con i suoi 450 chilometri di diametro stimati, che raggiunge il perielio, ossia il punto di massimo avvicinamento al Sole, trovandosi ad 80 unità astronomiche da esso, prima di riprendere il cammino negli abissi spaziali, lungo la sua orbita eccentrica: fino ad oggi soltanto un altro Pianeta era stato osservato in regioni così lontane, ossia Sedna, identificato nel novembre del 2003 da un gruppo di ricercatori del quale faceva parte lo stesso Trujillo. Sedna, che ha un diametro che potrebbe sfiorare i 1.800 chilometri, tocca le 76 unità astronomiche nel punto più interno della sua orbita, ossia al perielio: questo dato aveva già all'epoca fatto evidenziare ai suoi scopritori l'impossibilità di considerarlo un oggetto celeste appartenente alla fascia di Kuiper, regione che si estende dall'orbita di Nettuno fino alle 50 UA di distanza dal Sole. Questo però significa soltanto una cosa e cioè che Sedna e 2012 VP113 sarebbero i primi due corpi ad essere stati individuati all'interno della parte interna della nube di Oort, area sferica dalla quale giungerebbero le Comete e la cui esistenza è stata fino ad ora soltanto ipotetica. Troppo buia e lontana anche per i più raffinati telescopi moderni, la nube di Oort dovrebbe essere quel che resta di una originaria nebulosa dalla quale si sarebbero formati il Sole e i Pianeti: ecco perché 2012 VP113, assieme a Sedna, potrebbero forse avere qualcosa da dirci a proposito del passato e dell'evoluzione del nostro Sistema.

credit: NASA
credit: NASA

Un Pianeta grande dieci volte il nostro

Le numerose ricerche condotte, scrutando le immensità celesti attraverso sofisticate strumentazioni, hanno consentito a Sheppard e Trujillo di stabilire che nella nube interna di Oort potrebbero esserci circa 900 oggetti con orbite simili a quelle di Sedna e 2012 VP113, ma anche con diametri superiori ai 1000 chilometri e che, in sostanza, la popolazione totale di questa regione sarebbe quindi superiore a quella della fascia di Kuiper dove, ricordiamo, sono ospitati all'incirca 800 corpi celesti conosciuti: «Alcuni di questi oggetti della nube interna di Oort potrebbero rivaleggiare per dimensioni con Marte o con la Terra». Il problema è che, al momento, non siamo in grado di guardare lì dentro. Sedna e 2012 VP113, infatti, sono stati individuati esclusivamente quando si trovavano al perielio, prima di perdersi nell'oscurità non raggiungibile neanche dai telescopi migliori di cui dispongono gli osservatori.

Indicato dalla freccia gialla 2012 VP113, osservato nel novembre del 2012 attraverso un telescopio posto in Cile
Indicato dalla freccia gialla 2012 VP113, osservato nel novembre del 2012 attraverso un telescopio posto in Cile

Proprio l'eccentricità dell'orbita di 2012 VP113 potrebbe costituire per i ricercatori la conferma di un'altra ipotesi: tale orbita, infatti, potrebbe essere influenzata dalla presenza di un gigantesco Pianeta, la cui massa supererebbe quella della Terra anche di dieci volte. Lo stesso enorme Pianeta renderebbe irregolare l'orbita degli altri numerosi corpi celesti che si pensa si nascondano al di là dell'orbita di Plutone, un tempo considerato il confine del nostro Sistema Solare ma oggi, grazie alla tecnologia che ci consente di guardare sempre oltre, soltanto un avamposto prima di un'altra regione misteriosa, oscura, ma pur sempre tutta da scoprire.

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