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Ateo o religioso: il nostro cervello ci spiega perché crediamo in Dio

Secondo i ricercatori, le persone religiose tendono ad essere più moraliste ed empatiche, mentre quelle atee prediligono il pensiero analitico. A dimostrarlo sarebbero le aree che si attivano nel nostro stesso cervello.
A cura di Zeina Ayache
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Essere o non essere, questo è il problema, mentre non lo è essere atei o credenti. In una realtà come la nostra che vive il conflitto tra religioni e tra religione e ateismo come una questione sociale e non privata, i ricercatori della Case Western Reserve University e del Babson College si sono chiesti se esistessero differenze, a livello cerebrale, tra credenti ed atei. I risultati ottenuti sono interessanti e aprono nuovi spunti di riflessione. Come spiegato all'interno dello studio intitolato “Why Do You Believe in God? Relationships between Religious Belief, Analytic Thinking, Mentalizing and Moral Concern” e pubblicato su PLOS ONE, i ricercatori si sono basati sull'ipotesi che nel cervello coesistano due opposti in continua tensione tra loro.

Passati studi hanno dimostrato che il cervello ha un network analitico di neuroni che permettono il pensiero critico e un network sociale di neuroni che invece permette l'empatia. Di fronte ad un dilemma fisico o uno etico, un cervello sano attiva una parte del cervello reprimendo l'altra, quello analitico in presenza di un dilemma fisico e quello sociale in presenza di un dilemma etico. Ma è possibile dire che il cervello determina la nostra fede o l'ateismo?

Per poter dare una risposta, i ricercatori hanno esaminato, attraverso 8 esperimenti, il tipo di relazione che c'è tra la fede in Dio o in uno spirito universale e il pensiero analitico e la morale. Per farlo hanno coinvolto tra i 159 e i 527 partecipanti, a seconda del test.

I dati raccolti hanno mostrato che più una persona era religiosa più si dimostrava moralista. Inoltre, i ricercatori hanno notato una relazione tra i religiosi e l'empatia e tra gli atei e il pensiero analitico. “Queste scoperte sono coerenti con il punto di vista filosofico di Kant” dichiara Jared Friedman, uno degli autori dello studio.

Insomma, il nostro approccio alla fede o all'ateismo sarebbe influenzato dal network di neuroni che si attiva di fronte a questioni religiose o scientifiche. Ovviamente, spiegano i ricercatori, nulla vieta a questi due network di interagire, il che è evidente considerando quanti grandi scienziati fossero anche religiosi.

Secondo i ricercatori, il punto di incontro tra religione e ateismo si può trovare quando la religione non si occupa delle questioni fisiche che riguardano le scienza e quando la scienza invece non si occupa di determinare cosa sia o non sia etico.

Ora che hanno compreso che religione ed empatia sono collegate, i ricercatori vogliono capire se incrementando le competenze empatiche sia possibile incrementare la fede religiosa e vice versa.

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