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Apocalissi cosmiche: le paure astronomiche (infondate) sul 2012

Pianeti in rotta di collisione, nane brune, tempeste solari, supernove e raggi gamma: tutte le bizzarre paure astronomiche legate al 2012 e alla “profezia dei Maya”, smentite alla luce della scienza.
A cura di Roberto Paura
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2012_apocalisse

Se tra di voi c’è qualcuno che coltiva una seppur vaga paura su quello che potrebbe succedere nel 2012, sappia che in fondo è in buona compagnia. Di persone che si sono preoccupate di ipotetiche fini del mondo solo negli ultimi cento anni, ce ne sono state parecchie. Curiosamente, con il crescere delle conoscenze scientifiche queste paure non si sono ridimensionate, tutt’altro: la scienza ci offre ogni giorno un quadro sempre più imprevedibile della natura, e poiché si teme soprattutto quello che non si conosce, ecco che per il 2012 – anno in cui finisce uno dei cicli del calendario dei Maya – si prospettano numerose apocalissi provenienti dallo spazio.

I “profeti” del 2012 sono parecchi, ma non hanno una teoria condivisa. L’unica cosa su cui concordano è la data: entro il 21 dicembre 2012 (giorno del solstizio d’inverno), cioè tra un anno esatto, avverrà un grande cambiamento cosmico. Se sia o meno catastrofico, su questo non c’è uniformità di vedute, anche se le tesi apocalittiche prevalgono. Fatto sta che quel giorno terminerà uno dei cicli del Lungo Computo dei Maya, iniziato nel 3114 a.C. Se gli antichi Maya fossero ancora qui tra noi, si limiterebbero a voltare pagina e a prepararsi a un nuovo ciclo; ma invece la data è diventata da qualche anno un leit-motiv apocalittico come già altre in precedenza, tra cui quella del 2000. E poiché i Maya avevano fama di essere grandi astronomi, la catastrofe che incombe su di noi non potrà che provenire dal cielo. Vediamo allora insieme quali sono le opzioni e cosa ci dice la scienza.

La brutta fine della cometa Elenin

Comet Giacobini-Zinner

Nell’ottobre scorso una piccola cometa scoperta da un astronomo russo nel dicembre 2010, e battezzata “Elenin” dal nome del suo scopritore, sarebbe giunta al perielio, il punto più vicino al Sole della sua lunga orbita aperiodica. Nonostante in quella data la sua distanza dalla Terra sarebbe stata poco meno di quella di Venere, i catastrofisti di mezzo mondo avevano previsto disastri di varia natura: allineamenti capaci di provocare terremoti, o deviazioni dell’orbita tali da portare la cometa in rotta di collisione verso la Terra. Non è accaduto nulla di tutto ciò, anzi: alla fine di agosto la cometa fu colpita da un’espulsione di massa coronale del Sole e di essa non rimasero che insignificanti frammenti. La cometa Elenin si è letteralmente sciolta e ha cessato di esistere. Affermazioni secondo cui, in coincidenza con particolari allineamenti con la Terra, sarebbero avvenuti terremoti come quello in Giappone dell’11 marzo scorso, non trovano reale fondamento. La tesi del rapporto tra allineamenti e catastrofi è del tutto anti-scientifica. L’allineamento tra corpi celesti è una costruzione immaginaria: così come un nostro ipotetico allineamento con il meridiano fondamentale di Greenwich o con l’equatore non comporta alcuna conseguenza, così l’allineamento della Terra con uno o più corpi celesti non è altro che una nostra proiezione ideale di una linea che unisce questi corpi.

Analogamente, la possibilità che una cometa o anche un grosso pianeta possano provocare terremoti sulla Terra in particolari condizioni ignora il fatto che l’influenza gravitazionale di questi corpi – peraltro insignificante – non ha nessun effetto sui moti interni del nostro pianeta. I terremoti, infatti, non sono fenomeni come le maree, che risentono dell’influenza gravitazionale della Luna, ma derivano da moti convettivi interni al mantello terrestre. L’influenza della Luna, peraltro, deriva dalla sua vicinanza: e siccome la legge di gravitazione di Newton suppone che la forza gravitazionale di un corpo diminuisca proporzionalmente al quadrato della distanza, è chiaro che i pianeti del nostro sistema solare non hanno nessun effetto sulla Terra. Figuriamoci una piccola cometa di pochi chilometri di diametro. Difatti, un fisico della NASA, Don Yeoman, liquidò le preoccupazioni con una celebre battuta: “Ha più influenza gravitazionale la mia automobile sulle maree della Terra che la cometa Elenin”.

Nibiru e il ritorno dell'ipotesi Nemesis

zecharia_sitchin

Ma i timori nei riguardi di quella cometa sono legati anche a un’altra teoria, secondo la quale Elenin non sarebbe che il preludio a una grande doccia di comete e meteoriti dirette verso la Terra, attirate nel nostro sistema solare dall’attrazione di un enorme corpo celeste in rapido avvicinamento. Questo corpo è stato battezzato Nibiru, in virtù del fatto che i sumeri così chiamavano la stella del dio Marduk: in realtà, secondo il fanta-archeologo Zecharia Sitchin, Nibiru sarebbe un pianeta sul quale vivrebbero potentissimi alieni, gli Anunnaki, venerati dalle civiltà babilonesi. Questo pianeta avrebbe un’orbita estremamente eccentrica, che lo porterebbe a tornare in vista della Terra ogni 3600 anni circa. Per quanto Sitchin non abbia mai fatto nessun collegamento tra Nibiru e il 2012, la sua teoria è stata pane per i denti dei catastrofisti, i quali hanno sostenuto l’ipotesi che ogni passaggio di Niburu nel nostro sistema solare sarebbe foriero di catastrofi.

Il pianeta – secondo altri una nana bruna, cioè una stella mancata, un gigante gassoso più grosso di Giove, come tale pertanto invivibile (ma questo i catastrofisti, a digiuno di astronomia, lo ignorano) – interferirebbe con le comete della nube di Oort e con gli asteroidi della fascia tra Marte e Giove, proiettandoli verso l’interno del sistema solare. La conseguenza sarebbe un bombardamento catastrofico, che però non è finora mai stato registrato in epoche storiche. C’è da dire che se un simile pianeta fosse davvero in rotta di avvicinamento, i telescopi astronomici sarebbero riusciti a osservarlo già da tempo. Cosa che non è avvenuta.

La tesi di Nibiru non è nuova. Negli anni ’80 si diffuse negli ambienti scientifici la cosiddetta “ipotesi Nemesis”: l’idea, cioè, che esistesse una “compagna oscura” del Sole, con un’orbita molto eccentrica, tale da riportarla nel nostro sistema solare solo ogni tot migliaia di anni. L’ipotesi, proposta da validi scienziati, fu attentamente vagliata, ma oggi è stata in gran parte abbandonata dalla comunità scientifica per mancanza di prove.

Tempeste solari, supernove e raggi gamma

tempesta_solare

E che dire delle tempeste solari? Si tratta di fenomeni che hanno per protagonista la nostra stella e che producono tempeste magnetiche ed espulsioni di massa dagli strati più esterni del Sole. Non sono ovviamente fenomeni prevedibili, per cui i Maya – se anche ne fossero stati a conoscenza, cosa inverosimile dato che ignoravano il magnetismo – non avrebbero in alcun modo potuto prevedere una catastrofe legata alle turbolenze del Sole nel 2012. Nei casi più gravi, tempeste magnetiche possono mettere a dura prova i satelliti in orbita e i sistemi elettronici sulla Terra. Nulla, tuttavia, che possa compromettere la nostra sopravvivenza. La NASA e le altre Agenzie spaziali sono ben consapevoli del rischio, e stimano perdite per miliardi di dollari nel caso di una “tempesta perfetta”. Tuttavia, a oggi nulla di quanto temuto si è finora verificato. E soprattutto non c’è nessuna profezia di una turbolenza particolare per il 2012. Il Sole segue un ciclo di attività lungo undici anni: raggiungerà il suo picco nel 2013 per poi tornare in quiescenza per un po’. Ma questi cicli proseguono da quattro miliardi di anni e finora non hanno avuto nessuna conseguenza per la vita sulla Terra. Altrimenti, non saremmo qui a parlarne.

Negli ultimi mesi sono infine emerse nuove ipotesi apocalittiche, legate ad alcuni studi scientifici purtroppo travisati. La prima sostiene che nel 2012 (o, nel migliore dei casi, tra qualche altro annetto), saremo colpiti dall’effetto di una immane esplosione della stella Betelgeuse. Si tratta di una delle stelle più luminose del nostro firmamento, nonostante la sua elevata distanza da noi – circa 600 anni-luce – per il fatto di essere quasi mille volte più grande del Sole! In effetti è una supergigante rossa, una stella nella fase finale del suo convulso ciclo vitale, ed è probabile che esploda in supernova in tempi brevi. Ciò, in termini astronomici, vuol dire domani o anche tra un paio di milioni di anni. Betelgeuse potrebbe anche essere già esplosa seicento e rotti anni fa, e allora gli effetti della sua esplosione starebbero per arrivare da noi. Tuttavia, il pericolo è assai scarso. Gli scienziati del Goddard Space Flight Center della NASA ammettono che l’esplosione di una supernova vicina potrebbe crearci problemi, dato che la radiazione gamma emessa potrebbe danneggiare lo strato di ozono ed esporci al rischio di una doccia di raggi ultravioletti del Sole, con letali conseguenze per tutti gli organismi viventi. Tuttavia, una simile catastrofe potrebbe prodursi solo nel caso dell’esplosione di una supernova distante meno di 50 anni-luce da noi, e non è il caso di Betelgeuse. Inoltre, in media nella nostra galassia esplodono non più di due supernove per secolo; e poiché la Via Lattea è davvero molto grande, con un diametro di 100.000 anni luce, la possibilità che ci scoppi qualcosa sotto casa è davvero remota.

esplosione_supernova

Un altro fenomeno che fa sempre più paura si chiama gamma-ray burst, o “lampo gamma”. Si tratta di eventi violentissimi ma quasi quotidiani, di origine finora non ancora del tutto chiarita. Le più potenti di queste esplosioni di raggi gamma, che producono getti di particelle fortemente accelerate, sarebbero prodotte dal collasso di una stella massiccia o di due stelle di neutroni in un buco nero. Questi fenomeni particolarmente violenti accadono di rado, e il più potente lampo gamma finora registrato è avvenuto a 1,3 miliardi di anni-luce di distanza. Ben più lontano dall’area di rischio stimata in 10.000 anni-luce. Ma perché un gamma-ray burst all’interno dell’area di rischio produca effetti davvero catastrofici sulla Terra è necessario che il getto sia perfettamente allineato con il nostro pianeta. Una coincidenza davvero improbabile, per fortuna.

Per concludere, vale la pena ricordare che non esiste nessuna profezia Maya sul 2012. Per quella data, ricorda Sven Gronemeyer della La Trobe University dell’Australia, esperto di archeologia mesoamericana, l’unica iscrizione (risalente a circa milletrecento anni fa) che fa riferimento a qualche evento non prevede nulla di catastrofico: solo il ritorno sulla terra di Bolon Yokte, uno degli dei del pantheon Maya. Insomma, un momento di festa; peccato che i Maya non ci saranno per rendergli il benvenuto.

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