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Alimentazione, troppe bufale e fake news su integratori e diete: gli esperti fanno chiarezza

Gli scienziati della Fondazione GIMBE hanno messo a punto un documento nel quale elencano i principali fattori in grado di influenzare negativamente le abitudini a tavola, dalla selva di diete alle fake news, passando per gli integratori fino alla ricerca scientifica di bassa qualità.
A cura di Andrea Centini
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Ricerca scientifica di bassa qualità; efficacia di alcune diete rispetto ad altre; proliferare di fake news e uso “libertino” degli integratori: sono solo alcuni dei fattori che possono mettere a repentaglio la nostra salute, influenzando il comportamento a tavola. I rischi sono stati tutti snocciolati nel documento “Position Statement – Alimenti, diete e integratori: la scienza della nutrizione tra miti, presunzioni ed evidenze” messo a punto dalla Fondazione GIMBE, un'organizzazione di professionisti volta a promuovere una corretta informazione (ma non solo) in ambito sanitario.

Come dichiarato dal Presidente della fondazione Nino Cartabellotta, il documento, che potete consultare integralmente cliccando sul seguente link, si prefigge tre obiettivi principali: “identificare le criticità della scienza della nutrizione, sintetizzare le migliori evidenze scientifiche su diete, cibi e integratori e identificare le sfide future per la scienza della nutrizione al fine di migliorare sia la comunicazione pubblica, che la qualità e l’integrità della ricerca”. Per questo nel mirino degli scienziati sono finiti tutti quei titoli seducenti e sensazionalistici che invitano a consumare determinati prodotti al posto di altri, consigli che stanno fioccando sulla rete soprattutto in questo periodo alla luce dell'imminente “prova costume”.

Il primo elemento a finire sul banco degli imputati è la selva di diete promosse da slogan – quando non veri e propri annunci pubblicitari – che le pongono al di sopra di altre. Nel comunicato di GIMBE viene sottolineato che qualunque dieta ipocalorica bilanciata fa dimagrire, e che non è possibile raccomandarne una al posto di un'altra. A livello generale viene comunque indicato il valore della dieta mediterranea, l'unica per la quale sussistono studi con prove tangibili sui benefici. “Sulla base delle migliori evidenze disponibili – indica Cartabellotta – è possibile raccomandare solo una dieta ricca di frutta, verdura, cereali integrali, legumi, pesce, nocciole/noci e latticini, oltre a cibi contenenti grassi monoinsaturi, polinsaturi e omega-3. Da evitare invece carni lavorate e bevande dolcificate, oltre a cibi ricchi di sodio, amido, zuccheri raffinati, grassi insaturi, colesterolo animale”. Gli esperti aggiungono inoltre che per il dimagrimento e il mantenimento del peso risultano particolarmente efficaci la psicoterapia e l'esercizio fisico.

Per quanto concerne gli integratori di vitamine e minerali, nel comunicato si sottolinea che non sono stati dimostrati benefici evidenti nella prevenzione del cancro e delle patologie cardiovascolari, ma che addirittura si rischierebbe di più a causa di alcuni “micronutrienti” in essi presenti. Per questo Cartabellotta precisa che l'uso di simili prodotti nella popolazione in generale è da non raccomandare, e che andrebbero limitati soltanto alle categorie che possono trarre vantaggi dall'assunzione (come gli ultracinquantenni).

Nel mirino della Fondazione GIMBE finisce un certo tipo di ricerca scientifica, quella basata su semplici studi di associazione per i singoli nutrienti. Cartabellotta li ritiene “troppo belli per essere veri”; “se presi alla lettera basterebbe aumentare l’apporto di nutrienti protettivi in 2 porzioni/die per eradicare il cancro a livello mondiale”, ha dichiarato con ironia il presidente della fondazione.

Nell'ultima parte del documento viene trattato il fenomeno delle bufale sul web, difficili da eradicare proprio a causa della “dinamica interpretativa” che circonda la scienza dell'alimentazione. Il comportamento a tavola, del resto, viene spesso influenzato da credenze, congetture, convinzioni religiose e culturali. E non vanno dimenticati gli interessi economici delle grandi aziende, che possono avviare campagne pubblicitarie ingannevoli rivolte anche ai più piccoli.

[Credit: PhotoMIX-Company]

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